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Sex and the City, buon compleanno alla serie cult

Oggi la serie cult di HBO compie 20 anni. E un post su Sex and The City va scritto con calma, perché i temi e i tagli possono essere davvero infiniti. Puoi scegliere l’approccio critico per dire che la serie con Sarah Jessica Parker è stata una delle più importanti della recente storia televisiva. Per la capacità di raccontare un certo periodo storico (la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo splendente millennio) e la trasformazione della figura femminile. Se preferisci parlare di moda, be’ SATC è stato emblematico e un tantino sopra le righe, ma epocale. Poi c’è il sesso, il modo di rappresentarlo e di “dirlo”, l’amicizia femminile e via di seguito. Da dove parto?

Io direi da una bella smitizzazione. Ho amato e amo Sex and the City. Passo intere giornate a studiare i singoli episodi. Ne apprezzo la profondità e anche l’ingenuità, in certi casi. Tuttavia è stato spesso male interpretato. Vero, la serie HBO ha sdoganato il concetto di libertà sessuale, ma la favola delle donne che parlano di sesso come gli uomini non mi ha mai convinta. Piuttosto, mi è sempre sembrata una storia, quella di Carrie e socie, improntata al romanticismo, perfino tradizionalista nel modo di definire le figure maschili.

Leggi anche: Sarah Jessica Parker torna sul set

Sex and the City, una sequenza del cult televisivo

Sex and the City, il romanticismo mascherato

La novità è stata certamente nel linguaggio, esplicito e diretto con cui le nostre quattro intrepide eroine parlavano di erotismo. Ma non è patrimonio maschile. Mia zia ad esempio era uno spettacolo quando parlava di sesso con mia madre e credimi nell’eloquio somigliava a Samantha anche se era di Belvedere Marittimo.

La bellezza dirompente di una produzione come questa è tutta racchiusa a parer mio nell’umorismo straordinario con cui ha tratteggiato le dinamiche umane più varie. Il rapporto coi narcisisti ad esempio o coi sadici sentimentali. Il senso della famiglia e dell’amicizia, l’identità femminile.

Sex and the City e noi

Il mio rapporto con Sex and the City è cominciato decisamente tardi. Ma quando ho visto il primo episodio, durante una delle innumerevoli repliche estive di qualche anno fa, qualcosa è finalmente scattato. Decisi di vedere tutte le stagioni, per capire le ragioni di un successo incredibile. Sì, le protagoniste erano donne libere e disinibite, ricche e realizzate. Eppure l’aspetto che mi ha sempre esaltata della serie era un altro: il fatto che le 4 fossero sempre lì, l’una per l’altra.

Il sesso era solo una delle tante componenti del programma, la più vistosa, certo, ma non la più importante. Sex and the City parlava soprattutto di amicizia e di ricerca, spasmodica e spesso deludente, del grande amore.

Diceva Carrie nel “saluto finale” a Petrovsky “Sono qualcuno in cerca dell’amore, del vero amore, ridicolo, sconveniente, che ti consuma del genere non posso vivere senza di te“. Che poi abbia deciso di sposare Mr. Big è un altro paio di maniche.

Sex and the City, quattro amiche e la città

Abbiamo giocato tutte almeno una volta a “qual è il personaggio di Sex and the city che ti somiglia di più“. E devo confessarti che dopo anni di studio appassionato, ho scoperto che il mio alter ego è Charlotte. La mia prima cotta è stata per Carrie, naturalmente, ma stagione dopo stagione la protagonista ha perso profondità, diventando vittima delle sue elucubrazioni mentali. Il candore di Charlotte, invece, l’ha resa sempre più umana e vera. E anche se per tanto tempo è stata considerata la “sfigata” del gruppo (ricordi gli strali di Samantha quando Charlotte raccontò che il suo ragazzo si era addormentato durante un amplesso?), sulla mora di Park Avenue contano tutte.

Ogni carattere però ha una particolarità che lo rende amabile. Miranda possiede quel cinismo necessario per smitizzare le grandi problematiche della vita. Carrie ha l’umorismo in punta di penna. Samantha è energia allo stato puro. Charlotte, appunto, è una romantica cronica.

Sex and the City, oggi

Sex and the City oggi non ha più lo stesso impatto di vent’anni fa. Troppe cose sono cambiate da allora, a partire da quella ricerca sfrenata dello stare bene a tutti i costi e del godersi la vita incarnata dalle ragazze. Che per la cronaca hanno rappresentato un modello irreale e lontano.

I 40 mila dollari di scarpe che Carrie possedeva a fronte di un semplice lavoro da freelance facevano parte di uno scenario assurdo. Ai giorni nostri più che mai.

Sex and the City, però…

Te lo dico subito il mio grande però. Carrie non sarebbe dovuta tornare con Mr. Big. Perché scegliere di passare la vita con l’uomo che te l’ha complicata più di tutti gli altri, con il re degli anaffettivi? Ti ha mollato all’altare, ha fatto di tutto perché non ti sentissi mai sicura… Serve altro? Dice Carrie, “Non è logico, è amore“. Sarà.

Poi dice che una preferisce Charlotte.

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Francesca Fiorentino
Francesca Fiorentino
Giornalista professionista e podcaster, scrivo, cucino e faccio ridere, non sempre in quest'ordine. Amo la radio, i film, le margherite, le magliette a righe, i regali inaspettati e i taccuini nuovi. Qui leggi il mio sito professionale


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