Ormai è diventata una tecnica. Trovo un argomento che mi ispira, comincio a buttare giù pensieri in libertà e poi li metto a riposare. Metto a posto casa, faccio ordine e poi ritorno davanti al computer per capire se quello che avevo scritto aveva senso o meno. In genere ci rimetto mano. Perché alla prima stesura il pezzo è sempre un po’ freddo. Corretto eh, ma impersonale. Credo invece che per parlare di temi importanti come l’aborto sia necessario essere soprattutto umani.
Ti parlo allora della mia piccolissima esperienza personale.
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Aborto, perdere un’occasione
Era un lunedì come tanti. Ero una studentessa di scuola media in un istituto religioso. Brava, diligente, simpatica. La mia professoressa di matematica decise con mia grande gioia di non fare lezione (tanto con lei erano solo voti bassi) e di mostrare alla classe un filmato. Un filmato raccapricciante in cui si vedeva cosa succedeva durante un aborto.
La mia professoressa era quella che oggi definiremmo una pro-life e sperava che quelle immagini inducessero tutte noi ragazzine a biasimare l’aborto. A rifiutarlo. E a considerare come delle peccatrici tutte le donne che invece la pensavano in altra maniera. Ero raggelata dalla violenza di quella donna che aveva scelto di far proseliti ad un gruppo di dodicenni spensierate che, nella sua testa, sarebbero dovute arrivare tutte vergini al matrimonio.
In una scuola in cui, tra le altre cose, l’unica immagine femminile proposta era quella di una povera ragazza cilena uccisa dal suo stupratore.
E io?
Non è facile spiegarti l’impatto che un simile pensiero velenoso abbia avuto su una ragazzina come me. Intelligente e acuta quanto vuoi, ma con un’identità troppo fragile per rifiutare quello scempio. Ci ho messo il tempo che ci è voluto. E alla fine sono arrivata all’oggi.
Una donna deve essere libera di scegliere se portare avanti una gravidanza o meno.
La donna che abortisce non è un’assassina.
Una donna che decide di non diventare madre non lo fa a cuor leggero. Non siamo né peccatrici né puttane.
Aborto, una legge storica
40 anni fa, in questo giorno, fa veniva approvata la legge sull’aborto. La 194 modificò un quadro legislativo che considerava l’interruzione volontaria della gravidanza un reato punibile con la reclusione. Per questo, molte donne abortivano clandestinamente, mettendo a repentaglio la vita.
La 194 prevede il diritto di abortire in una struttura pubblica e in via anonima, entro i primi 90 giorni di gestazione. Tra il quarto e quinto mese l’IVG è possibile solo per motivi di natura terapeutica.
Oggi quindi l’aborto non è più uno spauracchio, la salute della donna è maggiormente tutelata, ma è sempre difficile accedere alle strutture dedicate, considerato anche l’aumento dei medici obiettori di coscienza.
Fra tre giorni toccherà ai cittadini irlandesi esprimersi sulla questione, in un referendum che si annuncia storico per una nazione ultra cattolica e in cui solo dal 2013 è ammessa l’interruzione volontaria di gravidanza solo in caso di pericolo di morte per la madre.
Il risultato non è affatto scontato perché nonostante l’endorsement di personaggi celebri come l’attrice candidata all’Oscar Saoirse Ronan, il Paese è spaccato e in alcune rilevazioni il Sì è dato addirittura perdente.
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Aborto, corpo, donne
Non è facile essere donne in questo periodo storico. Non lo è mai stato in verità, ma nonostante gli anni di lotte per veder riconosciuti pari diritti e pari opportunità, la strada è ancora in salita. Ti faccio tre esempi.
La città delle donne
Nella mia città, Roma, sta per chiudere uno spazio essenziale di dibattito come la Casa Internazionale delle donne. Si continuerà a discutere, certo, pure in mezzo a una strada se fosse necessario. Ma i luoghi di scambio e confronto dovrebbero moltiplicarsi in una capitale europea. Non serrare.
La libertà delle donne
L’aggiornamento della Farmacopea Ufficiale ha eliminato la pillola del giorno dopo dall’elenco dei farmaci indispensabili da tenere in Farmacia. La cosiddetta contraccezione d’emergenza non andrebbe usata al posto dei contraccettivi classici, è vero. Ma, appunto, in una situazione in cui la tempestività di intervento è essenziale, una donna rischia di dover vagare da una farmacia all’altra per evitare una gravidanza indesiderata.
Il lavoro delle donne
Note aziende italiane costruiscono campagne pubblicitarie facendo leva sul senso di colpa delle madri che non possono rimanere a casa per giocare con i propri figli. In pratica le note aziende italiane ammettono di far lavorare delle frustrate, che potrebbero addirittura considerare il licenziamento come un sollievo. Devo aggiungere altro?
Essere donne è piuttosto faticoso, sì.
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