Donna, artista, rivoluzionaria. Artemisia Gentileschi, pittrice tra le più raffinate della sua epoca, è la protagonista del nuovo volume d’arte voluto da Menarini, presentato sabato scorso nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, a Firenze. La pubblicazione di una monografia dedicata ad un artista è un appuntamento che l’azienda farmaceutica fiorentina rinnova ogni anno dal 1956 e che per Lucia Aleotti, presidente del Gruppo Menarini, rappresenta un altro modo per riflettere sull’essere umano.
“Medicina, scienza, arte hanno un elemento in comune: l’uomo”, ha spiegato Aleotti. “Vogliamo mostrare attenzione alla dimensione umana, esportando a livello internazionale la conoscenza italiana. Non è un caso che questo libro sia il primo tradotto in inglese“.
La figura di Artemisia assume in questo senso una valenza ancora più forte. “Artemisia è stata una donna straordinaria, di forza rivoluzionaria considerata l’epoca in cui viveva. Con potenza artistica e coraggio si è ribellata agli abusi che ha subito“, ha proseguito Lucia Aleotti, confermando l’attenzione del Gruppo Menarini al tema delle violenze di genere. “Abbiamo deciso quest’anno di dare il nostro contributo non condizionato a un corso di formazione per giornalisti sul tema, che sta avendo luogo in molte città“, ha aggiunto in chiusura del suo intervento.
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Artemisia Gentileschi, la pittora
Nata a Roma nel 1593, figlia del pittore Orazio Gentileschi, Artemisia fu la prima donna ad essere ammessa alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze, nel 1616. Una realizzazione enorme che arrivò dopo il grande dolore vissuto per la vicenda dello stupro, risalente a cinque anni prima. Agostino Tassi, artista e mentore della ragazza, abusò infatti di lei nel suo studio romano.
Il processo che ne seguì mise in luce il grande temperamento di Artemisia Gentileschi. Nonostante le torture e le umilianti visite mediche subite, ella non ritrattò le accuse. Il Tassi fu condannato, ma Artemisia dovette sposarsi con un altro uomo per ritrovare l’onorabilità perduta a seguito della violenza. Il trasferimento a Firenze, nel 1612, rappresentò quindi un passaggio fondamentale.
Le permise infatti di conoscere personalità eminenti come Galileo Galilei e di confrontarsi con artisti come Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del celebre Michelangelo.
“Il volume su Artemisia Gentileschi è il sogno di qualsiasi storico dell’arte“, ha dichiarato Alessandro Grassi, autore della monografia, pubblicata da Pacini Editore. “È un testo che invita il lettore a cogliere le mille sfaccettature e la vivacità culturale di Artemisia“, ha poi concluso.
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