Cercatelo nelle librerie. Se non lo trovate, insistete. Impegnatevi. Non per obbligo, ma per amore, puro e semplice amore per le parole. Brave con la lingua, raccolta di racconti curati da Giulia Muscatelli per Autori Riuniti, non è solo una mini antologia di storie scritte da quattordici bravissime scrittrici. È un esperimento sociale, una gigantesca sfida che ci invita a riflettere sul potere, salvifico o pericoloso, del linguaggio.
E se pensi che il termine potere contenga una valenza politica, hai ragione. Questo è anche un libro politico, perché non parla solo di donne e alle donne, ma di tutti e a tutti. Parla di cosa? Di parole, appunto. E di come le parole siano servite a racchiuderci tutte in delle definizioni stereotipate. Parole così dense e soffocanti da diventare gabbie.
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Brave con la lingua, c’era una volta una donna
Non è facile capire questo libro se non trovi quella frase, quelle parole (ce l’hai, ne sono certa) che hanno sempre usato per definirti. Hanno chi? Tutti. Amici e parenti, fidanzati e mariti, datori di lavoro, ex. Dietro ogni frase c’è un mondo. Un’idea di te. In genere falsa o parziale.
Io ne ho tre che mi hanno perseguitata da tempo immemore.
“Sei intelligente“, complimento a doppio taglio. Vuol dire sei in gamba, ma in una maniera troppo complessa. Non sei per tutti. Quindi resterai sola per tutta la vita. A meno che non cambi un po’. “E fatti una risata, che sei tanto carina!“.
“Fossi stata in te mi sarei comportata diversamente” o dell’inettitudine di Francesca. Dato un problema X e individuata dalla suddetta una soluzione Y il mondo avrebbe scelto SEMPRE un’altra cosa. “Il problema è che sei troppo buona. E chi è buono viene sbranato” (ops, un’altra frase).
“Non ti lasci andare“. Non è un’osservazione, ma un giudizio morale inappellabile. Intelligente, troppo buona e un filo freddina. Mary Poppins, praticamente.
Brave con la lingua, oltre le gabbie
Le generalizzazioni sono banali perché dicono niente di quelle che siamo. Certe definizioni sono anaffettive perché sono appunto un giudizio inappellabile. Giulia Muscatelli e le autrici dei racconti che compongono il libro centrano il bersaglio proprio perché prendono questo concetto lo mostrano con chiarezza.
Esistono parole, frasi, quindi pensieri che vorrebbero bloccarti in uno schema-gabbia. Per spaccare le sbarre bisogna farsi domande diverse. E andare oltre il consueto. Non esiste una scrittura al femminile (un cinema al femminile). Esiste la scrittura. Che le donne affrontano in maniera diversa dagli uomini, perché diverse sono le nostre esperienze, i nostri corpi, i nostri sentimenti. E vorrei vedere.
Il ricavato delle vendite di questo libro sarà devoluto ad associazioni contro la violenza sulle donne.
Brave con la lingua, i racconti e le scrittrici
Rane di Elena Varvello
Impropria di Domitilla Pirro
Santa Cristina vergine e martire di Francesca Manfredi
Chiare di Noemi Cuffia
Signor Sì, Sissignora! di Flavia Fratello
Arrabbiatissima di Simonetta Sciandivasci
La piantina di Chiara Pietta
Lotta alla cellulite di Vittoria Baruffaldi
La ragazza finestra di Romina Falconi
La casa di Irene Roncoroni
Tutto quello che vuoi di Silvia Pelizzari
Maneggiare con cura di Silvia Greco
E l’amore? di Giulia Perona
Non mi chiamo Johnny, dice Johnny di Simonetta Spissu
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