Lo hai letto il mio precedente post su Candy Candy? Sei a buon punto allora. Sai già che… Fin da bambina ero preda del sacro fuoco narrativo, che ogni notte, prima di addormentarmi, mi piaceva immaginare storie che vedessero me (e il ragazzino che mi piaceva) come protagonista assoluta. Non sai però che gli schemi narrativi erano tutti uguali. Mutuati da Candy.
I miei progetti erano grandiosi. Del mio cervellino, Candy Candy, Terence, e i loro epigoni, divennero frequentatori abituali, tanto che la dinamica dell’amoroso tira e molla si consolidò in maniera nettissima nelle mie creazioni artistiche. Lo schema delle mie meditazioni infantili era molto pulito e lineare.
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Candy Candy, ti scrivo una vita
Fase 1
Lei, una giovane donna indomita e indipendente, incontrava lui, il bel tenebroso con gravi carenze affettive e traumi alle spalle. La partenza, ossia la reciproca antipatia, era quanto mai banale, ma necessaria per stabilire in proporzione, l’intensità del sentimento successivo. Successivo cioè alle frecciatine, alle cattiverie, ai piccoli dispetti perpetrati da lui, a cui lei reagiva con una battuta fulminante, apparentemente senza soffrirne.
Salvo piangere di notte, quando nessuno poteva udirla, o di giorno, ma in bagno. Il botta e risposta ringalluzziva il maschietto che, improvvisamente, vedeva la ragazza sotto una luce nuova e arriviamo dritti alla seconda fase. Ero una narratrice acerba per questo il senso profondo contenuto nell’avverbio “improvvisamente” era “non so perché, ma è successo“.
Fase 2
Nella seconda fase i due protagonisti si odiavano di meno. Era la mia parte preferita, senza se e senza ma. I vili attacchi di lui diventavano pian piano complimenti camuffati, le risposte piccate di lei si trasformavano invece in un timido sorriso. E quando le amiche le dicevano, “Beh, bello stronzo” (questo però Annie e Patty non lo dicevano a Candy), lei rispondeva, “Ma no…è solo timido, deve essere stato molto solo da bambino“. Poi, quasi sempre in un giorno di pioggia, magari riparandosi da un temporale improvviso, lui prendeva la mano di lei e sotto le arcate di un vecchio palazzo la baciava.
Fase 3
Iniziava così la fase meno interessante e più confusa di tutta la storia. Ero una bambina, mica Messalina e non è che capissi moltissimo dell’argomento, perciò mi limitavo a farli ballare insieme, andare al mare in moto o andare a scuola mano nella mano. Nella classe, però, si annidava silenziosa l’invidia dell’odiosa e antipatica bellona che tramava nell’ombra, una sadica che organizzava scherzi alla Carrie lo sguardo di Satana e che in mancanza di un secchio pieno di sangue di vitello, si mostrava a lui con minigonna e scollature generose.
Pur soggiogato dalla grande spiritualità di lei e intimamente devoto alla moralità integerrima della fidanzatina, lui consumava il tradimento proprio con la depravata. Adulterio che veniva organizzato con minuzia dalla suddetta maniaca al fine di essere scoperto dall’eroina. A quel punto lei soffriva e poi andava in viaggio in giro per il mondo. La lontananza, la chiara sensazione di essere in torto marcio, la scoperta ulteriore di aver tradito la donna della vita con una ninfomane, spingevano lui a tornare dall’amata, a chiederle di sposarlo e a vivere insieme per tutta la vita, felici e contenti.
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Fase oggi
Oggi probabilmente la mia protagonista si sarebbe già legata ad un Maori e alla vista dell’ex fidanzato contrito e disperato avrebbe risposto così, “Maaka, mentre vado a prepare il tè, perché non fai vedere la tenuta al signore? Poi vi raggiungo alla spiaggetta privata, davanti all’Oceano“.
Ero stata ovviamente suggestionata da tutti i musicarelli con Gianni Morandi e Laura Efrikian (o con Nino D’Angelo e Roberta Olivieri). E, naturalmente, da Grease. Che culo!
(To be continued)
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