Vuoi smettere di fumare ma non sai come fare? Non chiederlo a me. Tutti i metodi da me sperimentati per liberarmi dalla dipendenza da nicotina sono falliti. Perciò in effetti non esistono buoni motivi per cui tu continui a leggere, ma se vorrai farlo avremo almeno qualcosa da condividere: la disperazione.
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Smettere di fumare #1
La paura
I pacchetti di sigarette ora sono carinamente adornati da foto scioccanti di gente morta male/moribonda, in realtà poveri cristi fotografati inconsapevolmente al Pronto Soccorso con la complicità malevola/inconsapevolezza del personale ospedaliero.
Gente che si è fatta l’appendicite e non ha mai fumato in vita sua, ma è finita sul pacchetto di Marlboro, che comunque quei 5 minuti di celebrità non si negano a nessuno.
Anche prima però la paura c’è sempre stata. “Un amico di un mio amico è morto a 40 anni per un tumore perché FUMAVA“. Questa è la frase tipo che induce a smettere di fumare.
Perché no
Per 20 giorni di solito va bene, al giorno 21 purtroppo la Furia Satanica prende il sopravvento. Ti ritrovi a battere la testa nel muro, guardi quelli che fumano e vuoi picchiarli, hai un desiderio incontenibile di attaccare rissa per futili motivi, ti accanisci contro i più deboli. Quando provi a smettere di fumare capisci quanto l’essere umano sia, per natura, cattivo, vendicativo e rancoroso. L’omicidio del prossimo a testate ti pare un tuo diritto.
Smettere di fumare #2
La coercizione
“Mi dovete far smettere. Buttatemi via il pacchetto, impeditemi di fumare! Ad ogni costo“.
Teoricamente questo metodo potrebbe funzionare. Se però hai denaro sufficiente a noleggiare per un tempo indefinito i Corpi Speciali anti terrorismo, che ti legano in uno scantinato buio, ti bendano, mettono in atto i più raffinati metodi di tortura psicologica, sono disposti a prolungare questa ingiusta detenzione fino a che non ti sarà passata la voglia di accendere una sigaretta.
Purtroppo non sono in molti a potersi permettere questo trattamento. I più devono accontentarsi del marito/fratello/sorella/coinquilino che svolgono la funzione di polizia penitenziaria e controllano a vista 24 ore su 24 il drogato.
Perché no
Il metodo pertanto fallisce perché solitamente i poveri malcapitati che siano in un qualunque rapporto stretto con il fumatore gettano la spugna. Vengono infatti insultati aspramente, minacciati di morte, colpiti ripetutamente con oggetti contundenti, subiscono ogni tipo di violenza e recriminazione, finché a un certo punto vanno a comprare un pacchetto di sigarette, te lo lanciano in faccia dicendo frasi del tipo “Ma ammazzati guarda, che m’hai rotto il cazzo!!!“.
Quindi, per capirci, quella scena di Radiofreccia dove lei si sacrifica per salvare dall’eroina Stefano Accorsi è una cazzata. Succede solo lì, che infatti è un film di Ligabue. La realtà non è un film di Ligabue.
Smettere di fumare #3
L’autoconvincimento felice
Ecco questa è la più assurda di tutte le novelle che vi abbiano mai raccontato. Se credete a questo, potete credere alle scie chimiche.
Ci sono circa 45677782984742716 milioni di “metodi infallibili per smettere di fumare e non ingrassare/essere felici/essere più belli/fare carriera/fare innamorare quello che ti piace dalle medie/portare la pace nel mondo/abolire le zampe di gallina…ecc“. Ognuno di questi metodi cerca di convincerti che, se smetterai di fumare, la tua vita di colpo diventerà un sogno, tutto ciò che hai sempre desiderato si realizzerà, correrai come Rocky sulla scalinata di Philadelphia.
Sarai fico come non mai, tutti ti ameranno. E, soprattutto, vivrai più a lungo. E questa in effetti è l’unica cosa vera, per il resto rimarrai il solito stronzo di prima.
Perché no
Così ci provi, leggi il libriccino di Allen Carr, fai meditazione, ti imponi la calma (anche chimicamente), ricominci ad assaporare i cibi e le bevande (leggi Diventi alcolizzato e sfiori i 100 chili in breve tempo), tutti ti dicono “Che brava, ce l’hai fatta!”
E tu li guardi e pensi “Ma perché non muori?“. Ma poi subito ti penti, allora cerchi di mettere in pratica gli insegnamenti della maestra di yoga, quella povera donna che da anni cerca di inculcarti un qualche pensiero positivo e che, a causa tua, andrà in analisi, lei.
Comunque stai lì buona, cerchi di respirare, te l’ha detto, sono anni che te lo dice, respira profondamente e pensa a qualcosa di bello. Di solito è quello il momento, mentre sei lì disteso come un santone indiano con quelle musichette del cazzo in sottofondo, è quello il momento in cui inizi a piangere, prima piano, poi sempre più forte, poi gridi come Bruce Dickinson, ti alzi di scatto, vai dal tabaccaio come una furia “Dammi un pacchetto di Camel blu, anzi due!” Lui “Oh era tanto che non ti vedevo…” “Zitto! Taciiii!”
Corri a casa, accendi, aspiri come fosse aria pura di montagna, spari a tutto volume Rock ‘n’ roll suicide e finalmente ti rilassi.
Fuori categoria, premio della critica a: l’agopuntura e a quelli che “ho smesso in un giorno, è stato facilissimo“. Questi vanno mandati affanculo.
Meet the author
Giovanna Daddi è nata nello stesso anno del movimento Punk. Ed è l’unica cosa che hanno in comune. Si diverte soprattutto a leggere e ogni tanto scrive cose. È impegnata costantemente nel tentativo, vano, di smettere di fumare. Odia volare.
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