Non riesco proprio ad essere costante, quando si parla di bellezza. Ci sono giorni in cui dedico molto tempo al make up. Niente di pesante, sia chiaro, ma mi diverto proprio a truccarmi. Sono i giorni leggeri, come li chiamo io. Quelli in cui la luce è così bella che non posso né voglio farmi trovare impreparata. Poi ci sono i giorni scuri, quando tutto il peso della vita si concentra sulla mia pancia. Mi infagotto ancora di più e cerco di nascondermi in un guscio protettivo. Che noia!
Ecco perché mi sembrano abbastanza curiosi i risultati di un sondaggio secondo cui il 37% delle italiane adulte non esce di casa se non ha un aspetto perfetto. Perfetto. Vuol dire trucco preciso al millimetro, capello fresco di piega o piastra. Outfit studiato nel dettaglio. Se appartieni a questa categoria, ti faccio i complimenti di cuore. E ovviamente ti invidio. Perché sei come il sergente Hartmann, solo che invece di dedicare un’ode al fucile prendi l’eyeliner e con soave disinvoltura enfatizzi il tuo sguardo.
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Diana Kadreva on Unsplash
Bellezza e gioventù
C’è poi un 34% di donne per le quali l’aspetto fisico è misura del proprio successo (lo pensa solo il 26% delle europee).
Quando si tratta di gioventù, reale o simulata, il 42% delle nostre connazionali vorrebbe sembrare più giovane e il 40% ha paura di invecchiare. Dal quadro finale che emerge nel sondaggio condotto dall’Osservatorio beauty sulle tendenze della bellezza in Italia, per conto di L’Oréal, si nota come le donne italiane siano piuttosto severe con se stesse. Pare insomma che la bellezza sia una cosa seria, anzi serissima. Un vero e proprio dovere.
La mia esperienza dice altro, ma appunto è personale e opinabile. Per me l’importante è stare bene. Più mi sento soddisfatta, maggiore è la luce che il mio volto emana. E in quei momenti non ho bisogno di sembrare perfetta. Gioco solo coi colori.
Per le donne quindi c’è un’ansia da prestazione elevata. Apparire al meglio della condizione non è un’esigenza naturale ma un obbligo. Quasi a nascondere un’insicurezza di fondo. Legata magari a condizioni lavorative non proprio appaganti. Non è un caso che, secondo il World Happiness Report, l’Italia si piazzi al 47.mo posto dei Paesi più felici (e in Europa siamo quasi fanalini di coda).
E se fosse questo il punto?
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