Il vero mistero della Pasqua non è la Resurrezione, ma la bruttezza imbarazzante delle sorprese che continuano imperterriti a mettere nelle uova. Se confrontiamo le sorprese (chissà poi perché le chiamano così, visto che fanno schifo) con i regali sontuosi che si fanno a Natale, è chiara l’intenzione di classificare la Pasqua come festa di serie B rispetto al Natale.
La cosa è, oltre che di cattivo gusto, anche irrispettosa e concettualmente sbagliata, poiché la nascita è un evento assolutamente comune e per niente miracoloso, ancorché in una grotta insieme a bestie da soma. Mentre la resurrezione è una roba particolare, non comune, eccezionale, a cui si dovrebbe tributare molta più attenzione e cerimonia.
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Sorprese, un’analisi spietata
È proprio quando Cristo è risorto che le persone, guardando l’evento miracoloso, restarono di sasso laggiù in Palestina e diedero vita alla religione più seguita della Storia. Non è che parliamo di uno che si è fatto male, è stato in coma qualche giorno e poi si è ripreso.
Qui parliamo di uno che è morto, proprio morto e poi è risorto. Questo superpotere lo hanno avuto in due in tutta la storia dell’umanità: Gesù e Kenny di Southpark, che però fa meno clamore in quanto personaggio di fantasia, anche se non escludo che da qualche parte ci siano dei devoti Kennyani che hanno dato vita a un culto singolare.
Sorprese? Meglio di no
Sinceramente, per chi ci crede, e io non sono tra quelli, è proprio la Pasqua l’Evento, non il Natale. Il Natale dovrebbe essere festeggiato normalmente, la Pasqua sontuosamente.
Nelle uova dovremmo trovarci dei Rolex, delle sciarpe di cashmere, dei Lego di Star Wars giganti, il Millennium Falcon a dimensioni naturali, un viaggio alle Maldive, un bel libro, un abbonamento a Sky, ecc.
Invece troviamo oggetti di bruttezza pari solo alla loro inutilità: collanine in similpelle con ciondolo in plastica urticante raffiguranti… niente.
Viaggio al termine delle sorprese
Nessuno è in grado di distinguere forme conosciute nell’ammasso di petrolio solido, ma comunque la zia non può fare a meno di esclamare “ma che bella sorpresa!” e il piccolo bambino innocente in un secondo ha già capito. La Pasqua è sfiga, pioggia, pranzo in campagna col freddo e delusione.
Già, delusione. Aprire con trepidazione un uovo di cioccolato fondente finissimo, del peso specifico di 8 kg, che il nonno ha pagato dando un rene/la pensione di due mesi/lo ha vinto al baretto di fiducia, aspettarsi di trovarci come minimo Il fottuto gioiello del Nilo, con Michael Douglas che spunta fuori e ti fa anche l’autografo, e invece…
… e invece: palla di gomma multicolore che rimbalza male, peraltro, e che il cane agguanta, sbranandola, dopo secondi 7 dallo scarto.
Capite che è brutto, non si fa così. Ma poi dico, tira via le marche minori, ma le case cioccolatiere svizzere? Fammi trovare dentro un orologio intagliato, un coltellino multiuso, uno Swatch, anche tarocco, ma sufficiente a fare un po’ di scena.
Sorprese, ecco la verità!
La verità è che i produttori di uova di Pasqua sono tirchi, producono cioccolato e sono convinti che questo sia sufficiente a gratificare il cliente. E così non santificano a dovere la Pasqua. Sono tirchi e blasfemi dunque. È inutile che mettano conigli ovunque, che inteneriscano e allettino i bambini con promesse vane. Non gli crediamo più.
Noi, da bravi piccoli occidentali rincretiniti, vogliamo vedere il luccichio, vogliamo essere sbalorditi. Vogliamo che tutta quella cioccolata che ci resta in casa per mesi, che non riusciamo a smaltire del tutto nemmeno sfornando torte su torte come nonne papere sotto coca, che tutta quella massa di cacao burro e zucchero, con cui lottiamo fino almeno a giugno, ci porti qualcosa in cambio.
E deve essere qualcosa di bello, per cui valga lo sforzo.
Facciamo un patto
Non può essere un gatto di gomma grande come un pollice, non può essere un paio di occhiali da sole di Barbie, non può e non deve essere questo.
La pace nel mondo sicuramente non è a rischio per questo, ma è una questione di principio e di rispetto.
Compro le tue uova, ti do fiducia, tu devi darmi UNA sorpresa degna di questo nome. Che so, fammi trovare dentro un biglietto vincente (sicuro) della lotteria, e poi facciamo 50 e 50.
Sono sicura che il modo di mettersi d’accordo c’è, basta trovarlo.
Meet the author
Giovanna Daddi è nata nello stesso anno del movimento Punk. Ed è l’unica cosa che hanno in comune. Si diverte soprattutto a leggere e ogni tanto scrive cose. È impegnata costantemente nel tentativo, vano, di smettere di fumare. Odia volare.
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