Sembra facile fare un dolce. In effetti è facilissimo con un po’ di organizzazione. Il problema è che quando le giornate iniziano storte non possono che peggiorare.
Questa è la storia di una donna in crisi e del suo tentativo di fare il primo dolce con la planetaria che le è stata regalata a Natale. Spero non ti dispiaccia se te la racconto. In fondo, la condivisione fa parte del grande processo di elaborazione dei drammi personali.
L’occasione è di quelle ghiotte. Devo preparare un dolce da portare ad un gruppo di bambini. Per una volta sgarro dal mio regime alimentare ferreo, certa che se dovessi presentare ai miei piccoli ospiti una torta senza grassi, zuccheri e farine raffinate, otterrei in cambio uno scenografico lancio del dolce dalla finestra.
Mi rilasso e scelgo la cosa più golosa che esista al mondo. Qualcosa che neppure il più schizzinoso degli infanti potrebbe rifiutare: il dolce al cioccolato. Niente di più facile, mi dico. ERRORE.
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Dolce al cioccolato, gli ingredienti della crisi
Primo passo, l’acquisto degli ingredienti. Fatto con cura e meticolosità il giorno prima. Che bello lavorare in una cucina pulita e ordinata! E dedicarsi solo a poche, mirate, attività. Ad esempio pesare gli ingredienti. E valutarne la tossicità, uno dopo l’altro. No, non oggi. Sono calma e rilassata, una fetta di dolce non ha mai ucciso nessuno. Dunque, zucchero, burro, uova, farina… C’è tutto.
Peccato che la farina sia sbagliata. Una 0 al posto di una 00. C’è scritto, adatta per pizza, pane, focacce. E i dolci? Dove sono i dolci? Corro su internet a cercare soluzioni e scopro che la farina 0 può essere anche utilizzata per le torte a patto di usare della fecola di patate per alleggerirla un po’. Fortuna che possiedo chili di fecola di patate. Soluzione trovata, primo inghippo superato.
Dolce al cioccolato, ora è Natale
Ora posso finalmente usare la mia stupenda planetaria nuova! Guardiamoci negli occhi, un regalo di Natale non è mai tale se non lo usi. Quindi, oggi per me è davvero Natale. E che comodità poter sbattere burro e zucchero assieme senza soffrire la paralisi nel braccio destro. Davvero bello e utile.
Se solo la planetaria, ormai piena, partisse. Il timido movimento di accensione non riceve risposte. La corrente sembra proprio non arrivare. Sposto l’arnese e cambio presa. Hai visto mai che l’intoppo sia proprio questo. Zero. Anzi, zero assoluto.
Con le mani sporche di cioccolato (che ho già messo a fondere perché deve intiepidirsi), mi metto a leggere le istruzioni. E scopro che l’attrezzo non funziona se la protezione dell’albero del braccio impastatore non è al suo posto.
Guardo la planetaria con occhi di sfida. La protezione non è al suo posto. Riporto l’oggetto nella posizione primaria, sistemo tutto e come per magia la planetaria si aziona! Guardo l’impasto diventare sempre più bello, proprio come deve essere. Sono davvero felice.
Dolce, il colpo di frusta
La torta è in forno e tra 45 minuti sarà pronta. Non mi resta che lavare gli attrezzi. Come si stacca la frusta? Ormai satura di cioccolato provo a ruotare l’intera struttura. Niente. Con dolcezza parlo alla frusta che non risponde.
Fingo di fare altro, poi torno sul luogo del delitto e rifaccio sempre lo stesso movimento. Coi barattoli di pomodori secchi sott’olio funziona sempre. Niente.
D’un tratto l’illuminazione. Provo a vedere come sono gli altri accessori per capirne la morfologia e… Sono dei sottili bracci d’acciaio, quindi la struttura non deve essere toccata. Che fare allora? Forse la frusta va solo rimossa verso il bass… Sì, va staccata semplicemente. Come conferma la quantità di impasto al cioccolato volato sulla mia maglia candida, fresca di lavatrice.
Perché non te lo dicono mai che devi vestirti di nero per fare un dolce al cioccolato?
Conclusioni
La torta è stata leggermente sfiorata. Hanno preferito i wafer.
Il bambino che l’ha assaggiata ha detto che era troppo morbida.
Giuro che era buona.
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