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La rete, il romanzo d’esordio di Elisa Giobbi

C’è sempre qualcosa di magico nell’esordio letterario di uno scrittore. È come se mille pezzi di un puzzle trovassero finalmente la loro collocazione. E il quadro finale fosse una tessitura preziosa. Elisa Giobbi, organizzatrice di eventi musicali, non è certo una neofita. Ha già pubblicato tre libri di saggistica come Firenze suona – la scena musicale e artistica raccontata dai protagonisti (Zona), Rock ‘n’ roll noir. I misteri, le relazioni e gli amori del Club 27 (Arcana) e Eterni. Vite brevi e romantiche di grandi compositori (Vololibero). La rete (Stampa Alternativa) però è il suo debutto nella narrativa.

Romanzo che fa convivere purezza e sporcizia, poesia e brutalità, La rete racconta la storia di Emma e Nico. Le protagoniste sono due donne agli antipodi che riescono a trovare nella loro amicizia, forte e piena di contrasti, l’antidoto ad una vita dolorosa. Anche se la violenza di certi uomini stravolgerà più di una volta quell’equilibrio quasi perfetto. Sullo sfondo, la bellezza di una Firenze inedita.

Leggi anche: Anni ’80, quando tutto sembrava più bello 

La rete, la copertina del romanzo di Elisa Giobbi

La rete, storia di Nico ed Emma

La rete è il tuo primo romanzo. In precedenza ti eri confrontata con un genere diverso come la saggistica, che ti ha permesso di mettere a frutto le tue conoscenze in campo musicale. Cos’hai provato quando hai scritto l’ultima parola del libro, quando hai visto che la storia di Nico ed Emma aveva trovato finalmente un epilogo?

In realtà nella prima stesura de La rete non c’era l’ultimo capitolo. L’ho aggiunto soltanto più tardi, perché la prima versione non mi convinceva, mi sembrava monca e poco autentica, sebbene forse consolatoria. Con l’ultimo capitolo invece ho avuto la percezione netta che il cerchio fosse chiuso in maniera vera, realistica.

Secondo me un romanzo si scrive quando si è pronti per farlo davvero. Da quanto era “pronto” il tuo romanzo e perché proprio ora hai sentito l’esigenza di farlo venire alla luce?

Dopo avere scritto qualche libro sulla musica (alcuni di scrittura mista tra saggio e racconto, come Rock’n’Roll Noir e Eterni), spesso approfondendo il lato oscuro delle biografie di grandi musicisti, alcuni amici e lettori mi hanno spinto a scrivere narrativa. Ci ho provato, senza particolari velleità, scommettendo poco sulle mie capacità di narratrice, con un’idea della storia grossolana che poi si è delineata spontaneamente durante la scrittura. Dopo pochi mesi La rete era pronto. Ho provato a mandarlo un po’ in giro, e ricordo con piacere la prima telefonata entusiasta di un piccolo editore a cui ne sono seguite altre, fino alla proposta di Stampa Alternativa che mi ha convinto.

La rete, un’amicizia. Un amore

Le due protagoniste hanno una personalità molto complessa. Da un lato Nico, la donna distruttiva, per così dire votata alla tragedia, dall’altro Emma, al contrario imbrigliata in una razionalità senza fine. Come definiresti il loro rapporto?

È un’amicizia talmente grande e profonda che sfiora l’amore, o forse lo incarna. Un legame che agli occhi di molti può risultare ambiguo, incomprensibile. Sono donne molto diverse per estrazione e vissuto, ma c’è qualcosa che le avvicina, che fa toccare le loro anime, un sentimento fortissimo, misterioso e viscerale, che va al di là della ragione.

La violenza è un elemento chiave del tuo romanzo, che pur non essendo pacificante è molto equilibrato. È stato un lavoro difficile quello di trovare il tono giusto della narrazione?

No, è stato al contrario abbastanza fluido e spontaneo, come ti dicevo.

La rete, l'autrice del romanzo, Elisa Giobbi

La rete, rileggere Firenze

La Firenze che fa da sfondo alla storia di Nico ed Emma non è certamente quella dei turisti che vanno in piazza della Signoria. Racconti luoghi e tempi molto precisi. Sono quelli che appartengono alla tua vita?

In parte sì. Alcune vicende, soprattutto quelle iniziali, sono in parte autobiografiche. Ai luoghi del romanzo sono molto legata perché lì sono nata e cresciuta, mi sono formata; sono i cosiddetti luoghi dell’anima, in cui il ritorno è sempre emozionante. I tempi però sono diversi: sono più giovane delle protagoniste, per fortuna e purtroppo. Ho scelto quegli anni per esigenze narrative.

Se dovessi scegliere le canzoni che secondo te sono la perfetta colonna sonora alla lettura del libro quali sceglieresti?

Quelle che ci sono già dentro: David Bowie, Velvet Underground, Clash, Pink Floyd, Rolling Stones, Patti Smith, Frank Zappa, Neil Young, Iggy Pop, Siouxsie & the Banshees, Nirvana… Ma anche Litfiba e Diaframma.

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Francesca Fiorentino
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Giornalista professionista e podcaster, scrivo, cucino e faccio ridere, non sempre in quest'ordine. Amo la radio, i film, le margherite, le magliette a righe, i regali inaspettati e i taccuini nuovi. Qui leggi il mio sito professionale


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