Qualche mese fa, chiacchierando con una delle mie più care amiche è venuta fuori una verità strabiliante. Succede spesso quando parlo con loro, le amiche strabilianti intendo. Aprono gli occhi e calmano il cuore e mi fanno vedere le cose in una prospettiva diversa. Te la faccio breve. La mia amica mi disse, “Hai aperto questo blog perché è il tuo modo di parlare di identità femminile“.
A volte non lo so nemmeno io di cosa parli questo blog e non è una bella confessione da fare. Ma non è una frase a effetto o una specie di resa. Semplicemente Smack! prova a dire tante, tantissime cose. Perché il mondo femminile è potenzialmente infinito.
Però le cose potenzialmente infinite non hanno grande senso. Ha senso invece raccontare qualcosa di piccolo, questo sì. Dunque, non perdiamo il filo e seguiamo le tracce lasciate dalla domanda della mia amica. Smack! è il mio modo di parlare di identità femminile? Accidenti, sì.
E non è facile per niente. Perché quando meno te lo aspetti ti tocca mettere le mani in pezzi della tua vita che ti sembravano risolti e perfettamente a posto. E magari ancora non è così. A volte certe ferite fanno male, anche ad anni di distanza. E senti ancora il dolore dove hai preso la botta.
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Identità femminile, una lunga strada
Essere donna per me è stata una conquista lenta. Ho scoperto tardi ad esempio di avere un corpo e che questo corpo fosse parte integrante della mia persona. Qualcosa che fosse fuso con la mia interiorità.
Tardi vuol dire che ci ho messo un po’ di tempo a piacermi e a trattarmi con gentilezza. A capire che l’immagine che si riflette all’esterno sia in realtà quella che sono davvero.
Per dirtene una, così ti fai anche una risata, ho cominciato a depilare le sopracciglia a 30 anni. Prima non se ne poteva nemmeno parlare. Perché mai avrei dovuto sistemare qualcosa, chi mai se ne sarebbe accorto?
Il massimo della vita, per me, era risultare invisibile. Nella speranza di essere salvata dal principe azzurro di turno.
Se… (pausa drammatica) lallèro, come si dice a Roma. Per prima cosa, i principi azzurri non esistono. E quei tre che ci sono, sono un po’ pigri. Quando mai avrebbero potuto scovarmi e salvarmi?
Identità femminile, ovvero darsi una mossa
Decisi che mi sarei dovuta dare una mossa da sola. Anche iniziando a depilare le sopracciglia. Soprattutto lavorando sulla famosa interiorità. Sì, ho avuto bisogno del cuore e della sensibilità di una terapeuta che mi ha spiegato quanto fosse importante ritrovare la mia perla, unica, originale.
Insomma, fino a quel momento il mio modello di femminilità era stato quello di una madre bellissima, ma poco innamorata di sé. E per questo, frustrata. Non avrebbe funzionato a lungo.
Non era solo questione di stile. Ma di ricostruire da zero la mia casa. Ci sono riuscita. Anche se a volte, come oggi, mi sembra di sentire sulle spalle tutto il peso del mondo. Sarà forse l’ennesimo travaglio prima di una nascita?
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