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Lifestyle Racconti in soggettiva

Fuffa di tutti i giorni (vecchi discorsi sempre da fare)

L’altro giorno stavo pensando al blog e più in generale alla scrittura. Lo spunto è arrivato da un invito che mi è stato fatto da un liceo romano. Tieniti forte, oggi terrò una lezione su come si apre e si gestisce un blog. La cosa non può che inorgoglirmi. E allo stesso tempo mi terrorizza. Davanti a me avrò una platea di giovani menti ansiose di conoscere ogni più piccolo segreto di un mondo che in realtà sto scoprendo giorno dopo giorno anche io. Ho paura della fuffa. Quel nemico invisibile, pericoloso quanto le incrostazioni nascoste del water o gli acari dei tappeti, generato dalla razionalità. Anzi, ne è l’evoluzione chic, sofisticata e allo stesso tempo simpatica e alla mano.

Cos’è che mi fa tanto paura della fuffa? Te lo dico subito. Il fatto che sembri una cosa intelligentissima e densa di significati. E invece è solo stereotipo, banalità. Bisogna avere cose importanti da dire per poter insegnare. Anzi, per essere davvero profondi. Sennò, sei solo un bluff. E il rischio, quando si lavora in un ambito come il mio, è altissimo.

Leggi anche: Scrivere fa bene. Lo sostiene una ricerca americana

Fuffa, il nemico di chi scrive

Che cos’è la fuffa?

La descrizione della fuffa può portare via dai due ai quattro giorni, sarebbe necessaria una capacità di analisi degna di un esponente del neotrascendentalistmometodismodelsettimogiornoavanzato, ma io amo la sintesi.

La fuffa è quell’insieme di paralogismi che si affollano nella propria testa in momenti specifici della vita. E se il termine paralogismi non ti suona, lo traduco in seghe mentali.

La fuffa sta lì, si attacca agli organi vitali e ne impedisce il corretto funzionamento. Ha la consistenza di una morbida schiuma trasparente, quindi non si vede, ma il suo lavorìo è incessante, costante, continuo.

Fuffa è tutto ciò che anticipa il pensiero, che lo instrada in una certa maniera, talvolta è sinonimo di pregiudizio. La fuffa è l’essenza dell’immateriale, l’astrazione più pericolosa.

Essa è ciò che ti dà l’impressione che ogni tuo pensiero sia fondamentale, un contributo decisivo per la storia dell’umanità, salvo poi scoprire che stai solo riflettendo sul senso della frangetta. Farla o no?

È giusto sembrare come la cinese dello spot televisivo del Rabarbaro Zucca – quella che si piegava a Z – o forse è meglio lasciare che quella ciocca di capelli sulla fronte vada per conto suo, seguendo un’onda diversa?

Questo è solo un esempio, perché le varietà di fuffa conosciute sono sterminate e la ricerca scientifica può ancora fare molto per la catalogazione.

Gli esperti della fuffa

C’è la fuffa intellettuale, quella politica, quella economica. E naturalmente, quella che interessa alla nostra trattazione, quella artistica.

La fuffa è il linguaggio dell’esperto. L’esperto è quella figura mitologica per metà essere umano e per metà Bignami, che solitamente viene chiamata ad intervenire nelle trasmissioni televisive (e non) per riempire un vuoto.

Egli (o ella) si esprime con fare democratico e solidale per rincuorare lo spettatore/ascoltatore angustiato da un problema.

La fuffa si genera in un groviglio democristiano che mescola pietà e derisione. Perché all’esperto non gliene frega nulla di poterti essere davvero utile, anzi, se possibile ha bisogno di risolvere una crisi e di crearne altre due per poter stampare un altro manuale o giustificare la sua presenza nel talk show della domenica pomeriggio o tenere la posta del cuore su tre settimanali, rubriche in cui l’orgasmo viene chiamato gioia.

Fuffa, come combatterla

La fuffa si sviluppa anche per la strana attitudine di certi artisti a infiocchettare, esagerare, caricare. A volte basterebbe scrivere, “A Irene mancava Giorgio“.

Capita invece di leggere dei periodi in cui “Irene fissava il vuoto lasciato dall’assenza dei calzini di Giorgio. Solo una settimana fa erano là, spaiati, maciullati dalla centrifuga e con qualche buchetto impertinente. Ora vedeva solo l’intreccio elegante del cestello di Ikea, lo stesso che Giorgio non era mai riuscito a montare bene“.

L’imperscrutabile pesantezza dei cassetti di Ikea non dovrebbe mai distogliere l’attenzione dal cuore del problema. La semplicità dunque è sorella della sintesi e nemica della fuffa. Ecco, la fuffa applicata alla scrittura, al blogging, al giornalismo, è quanto di peggio possa esistere.

Il non avere niente da dire, ma farlo con eleganza è una vera piaga per l’umanità, perché riempie gli scaffali delle librerie di immondi ammassi di carta rilegati, meditazioni maestose sulla vita. Lo ribadisco con forza. Se non si ha nulla da dire, non si deve dire.

È molto semplice. E se si trova qualcosa da dire, beh allora si può cominciare a veleggiare per questo grande mare e dire tutto con chiarezza. Per questo voglio studiare tantissimo prima di presentarmi in classe. Voglio essere davvero all’altezza del compito, in fondo non si è mai preparati abbastanza. Ed è affettività anche questa.

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Francesca Fiorentino
Francesca Fiorentino
Giornalista professionista e podcaster, scrivo, cucino e faccio ridere, non sempre in quest'ordine. Amo la radio, i film, le margherite, le magliette a righe, i regali inaspettati e i taccuini nuovi. Qui leggi il mio sito professionale


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