C’è una malattia strana che colpisce gli uomini di mezza età. Si chiama Sindrome di Peter Pan e porta persone in genere mature a compiere atti sconsiderati in nome di un una non meglio identificata incapacità di crescere. Solitamente chi ne è affetto diffonde tradimenti a piene mani. Fino a quando non viene scoperto e “sistemato” dalla sua donna. A questa patologia così particolare è stata dedicata una pièce, Maledetto Peter Pan, che da stasera e fino al 28 gennaio sarà in scena al Teatro della Cometa di Roma. Protagonista assoluta, la bravissima Michela Andreozzi che torna sul palcoscenico dopo l’ottimo successo del suo primo film da regista, Nove lune e mezza.
Michela interpreta tutti i personaggi della commedia, in un tour de force assoluto dagli esiti imprevedibili.
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Michela Andreozzi: “Parlo di coppia senza giudizi”
Scritto da Michele Bernier e Marie Pascale Osterrieth, e tratto dal fumetto Le Demon de Midi di Florence Cestac, Maledetto Peter Pan è una feroce ed esilarante analisi del rapporto di coppia. Compiuta attraverso la lente dell’ironia.
Michela, ci racconti come sei arrivata a questa pièce?
Questo è uno spettacolo che mi porto dietro ormai da quattro anni. Mi è caduto in testa perché una mia amica, traduttrice e artista, Antonella Questa, che vive tra l’Italia e la Francia, lo aveva visto a teatro a Parigi. Mi ha chiamato e mi ha detto che avrei dovuto conoscerlo, perché c’era un’attrice sola che faceva tutti i personaggi. Di solito scrivo le mie cose, ma in quel momento ero in fase di scouting e volevo avere stimoli nuovi. Mi ha mandato il testo, metà tradotto e metà in francese e a pagina tre ho capito che lo dovevo fare.
Qual è la particolarità di questa commedia?
Racconta senza giudizi la storia di una donna normalissima che a un certo punto vede il marito cambiare. E interagendo con il pubblico, che diventa il suo confidente, si sente dire che ha le corna. Siamo sempre gli ultimi a capire le cose.
Dal punto di vista artistico è uno spettacolo che richiede tante energie, immagino.
I personaggi sono 21. Sono la protagonista, il marito, il figlio, la mamma, le amiche e l’amante, che è uno dei personaggi più divertenti dello spettacolo. Il fatto di doverli interpretare tutti mi permette di non giudicarli, di prenderli in giro con affetto. Anche la donna si mette in discussione, quindi. Questo non è un poveri noi. Piuttosto lo definirei un mal comune mezzo gaudio. Con un lieto fine di cui però non ti parlo. Che è una grande soddisfazione però.
Michela Andreozzi: “Facciamoci ispirare dai Peter Pan”
Maledetto Peter Pan parla di tradimento e anche di coppia. Il fatto che la regia sia del tuo compagno di vita cosa ha aggiunto, se ha aggiunto, all’elaborazione del testo?
Sì, è stata una sfida assolutamente, perché mi ha impedito di fare questa guerra maschi contro femmine. C’è una presa di coscienza delle responsabilità della donna in questo spettacolo. Io poi l’ho diretto al cinema e mi sono vendicata, ma lui è un maschio alfa come regista. Mi sono dovuta completamente affidare. E poi essendomi sposata in seconde nozze con Massimiliano, che è un vero Peter Pan, ha tirato fuori il buono che c’è in questo tipo di uomini. Da loro bisogna farsi ispirare perché hanno dei lati estremamente utili alla sopravvivenza.
C’è un lato buono nei Peter Pan?
Sì, sono allegri, gioiosi e giocosi. E spesso le donne smettono di giocare dopo un po’, invece bisogna conservare questo lato infantile. Siamo sempre lì a dire, quando cresci quando cresci…ma forse non c’è bisogno di crescere, non su tutto almeno. Il Peter Pan tiene comunque vivo un bambino che è necessario alla sopravvivenza umorale di una coppia.
Michela Andreozzi: “Donne, prendiamoci in giro”
Già in Nove lune e mezza uno dei protagonisti maschili entrava in “crisi da paternità”, concedendosi un flirt con un’altra donna. Ti sei chiesta qual è la molla che faccia scattare queste crisi, le cui dinamiche sono abbastanza ripetitive.
È un problema di aspettative credo. Noi donne siamo bravissime a costruire orizzonti idilliaci, a dedicarci a un uomo, a una coppia, salvo poi spostare l’attenzione sul figlio. Il problema è non avere un equilibrio prima, dedicarsi troppo all’altro. Mantenere un’identità dall’inizio ci aiuta a essere più equilibrati in un rapporto paritario. Noi donne ci dovremmo ricordare di trattare gli uomini come compagni e non come figli.
Alle donne quindi cosa può dire invece questo spettacolo?
Intanto ridiamoci su, ché il lieto fine esiste, magari dove non ce l’aspettiamo. Poi l’autocritica va in parallelo con l’autoironia. Prendiamoci in giro. I problemi nella vita sono altri, tutto sommato le corna possono avere anche un lato divertente.
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