Esiste un solo modo per rapportarsi ad un artista contemporaneo, sia esso un poeta, un musicista o un pittore. Ovvero contestualizzandolo nel suo periodo storico. Tenendo conto delle dinamiche sociali che ne influenzano particolarmente la poetica. Nell’estate del 2017 una sola canzone è stata in grado di rappresentare il tormento e lo smarrimento di un’intera generazione, in altre parole la tragedia umana. Questa canzone è Despacito.
In Despacito il protagonista, Fonsi, compie un’elegia della sua vita sentimentale, incarnata dalla figura di una donna che lo obbliga alla lentezza. Nel rapporto con questa figura, egli dimentica la sofferenza dell’esistenza e si prepara ad un più profondo confronto con il femminile tout court.
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Despacito, un’analisi critica
La canzone si apre subito in maniera drammatica e senza alcun tipo di abbellimento.
Ay
Fonsi
DY
Yeah
Il poeta tenta una mediazione tra universale e particolare. Tuttavia è il pessimismo cosmico che traspare nel primo verso un “Ay” che è grido di accusa verso una società consumistica e violenta.
La terzina successiva infatti scioglie il dilemma semantico in una serie di allitterazioni di forte impatto drammatico (Oh oh Oh no, oh no, Oh Dididiri Daddy).
Inoltre il Fonsi introduce l’elemento dello sguardo, degli occhi intesi come finestre che si spalancano su un realtà ancora da esplorare. Proprio queste finestre sono i canali privilegiati attraverso cui si realizza la comunicazione uomo-donna.
Sí, sabes que ya llevo un rato mirándote
Tengo que bailar contigo hoy (DY)
Vi que tu mirada ya estaba llamándome
Muéstrame el camino que yo voy (Oh)
In un gioco di rimandi e sottili allusioni, il poeta parla di un cammino da seguire, un tracciato metaforico che amplifica il senso di vuoto dell’artista. È la donna, in ultima analisi, la musa silenziosa che tesse la trama. Angelo stilnovista per gli occhi trapassa il cuore del Fonsi e lo obbliga a desiderare, nonché a vivere inseguendo una tensione continua.
Despacito, un’analisi estetica
Forma e contenuto si fondono, le parole diventano materiche. L’artista è demiurgo, creatore di mondi nuovi.
Tú, tú eres el imán y yo soy el metal
Me voy acercando y voy armando el plan
Solo con pensarlo se acelera el pulso (Oh yeah)
Ya, ya me está gustando más de lo normal
Todos mis sentidos van pidiendo más
Esto hay que tomarlo sin ningún apuro
L’amor spirituale si fa carnale. Il polso accelera, il cuore cede sotto il peso di Cupido. Il Tù tù ripetuto per due volte sottolinea come il rapporto d’amore sia esclusivo e soprattutto non replicabile con altro essere vivente. Ciò condanna il poeta ad una sorta di solitudine spirituale, ancora di più vera se paragonata al clamore della spiaggia di Puerto Rico. Dove si consumerà l’amplesso agognato.
Despacito, un’analisi etica
Solo a questo punto entra in gioco un altro fattore decisivo: il tempo. Ogni cosa in Despacito è un elogio della lentezza.
Despacito
Quiero desnudarte a besos despacito
Firmo en las paredes de tu laberinto
Y hacer de tu cuerpo todo un manuscrito
Sube, sube, sube
Sube, sube
Unica concessione al movimento, inteso come spostamento in uno spazio circoscritto, l’invito del poeta a “sollevarsi” (sube sube) verso un ideale punto di arrivo.
Il Fonsi, poi, libera la speranza e trasforma il corpo della donna in un manoscritto. Sebbene il labirinto faccia riferimento al mito greco di Arianna e Teseo, qui dobbiamo intenderlo come superamento di una relazione amorosa vissuta con parziale trasporto. Il labirinto in questo caso è il corpo femminile.
Pasito a pasito, suave suavecito
Nos vamos pegando poquito a poquito
Cuando tú me besas con esa destreza
Veo que eres malicia con delicadeza
Pasito a pasito, suave suavecito
Nos vamos pegando, poquito a poquito
Y es que esa belleza es un rompecabezas
Pero pa montarlo aquí tengo la pieza
Nella parte conclusiva la metrica apre alla leggerezza, con una serie di rime dal ritmo ipnotico che evolvono in un trascinante finale, in cui il poeta ci mette letteralmente una “pieza“. Ovvero il pezzo mancante di un mosaico più grande che include i due protagonisti. E con loro, l’intera umanità.
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