Amica entusiasta: “Facciamo la festa anni ’80!?!?”
Io: “Interessante. Ma a quale decade facciamo riferimento? Inizio anni ’80 quando stava per sfiorire la disco anni ’70 modello Studio 54? New Wave con venature post punk? Metal con lacca e cotonatura? Brit Pop spensierato o rock politico contro la Thatcher? La vuoi fare New Romantic o sul Radio Deejay 1988? Electropop modello DDR o con riflesso di antica paganità piena di licenze, un po’ queer? Insomma, gonna a palloncino e pizzo o pantaloni di pelle e frustino? E i tentativi internazionali degli italiani me li includi?”
Amica: “E che strazio France’, ‘na festa!”
Io: “No, devi essere precisa. Michael Jackson nel 1982 era nero. Nel 1988 era bianco“.
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Anni ’80, come eravamo
È cominciata così, qualche giorno fa, la mia preparazione al 2018. Con la conferma della mia intrinseca e assoluta fastidiosità e con una grande certezza: anche se sono cresciuta negli anni ’90, con Brenda e Dylan è agli anni ’80 che appartengo, perché sono quelli che mi hanno segnata nel profondo. Avevo 11 anni quando sognavo di essere Madonna.
Ne avevo anche meno quando ascoltavo estasiata Blondie e i Police. Così mentre una parte di me gioiva cantando Noi siamo Puffi blu, quella anarchica declamava Call Me e Thriller (che per me è sempre stata Free Love e ti invito a fare una prova).
Mia madre ovviamente non osava comprarmi le calze di pizzo, nemmeno i maxi pull da indossare con i pantacòllant. Pantacòllant, non leggings. Con l’accento sulla “o” e non alla francese. 100% Made In Italy come Den Harrow, Gazebo, i Novecento e i Via Verdi.
Anni ’80, definizione e sviluppi
Gli anni ’80 sono stati il più grande contenitore di incongruenze della storia. L’apoteosi della spensieratezza e assieme una danza sull’orlo dell’abisso. Nel 1980, a cinque anni, presi in mano la penna per imparare a scrivere. Era la Replay con la gomma da cancellare. Mica quella usa e getta color beige tacchino, ma una versione più chic, con la scocca bordeaux. Una meraviglia.
Le maglie della squadre di calcio erano in cotone martoriato. Le giacche avevano le spalline. Le donne erano truccate con tutto. I surgelati sembravano la soluzione a ogni problema. C’erano Reagan e Giovanni Paolo II. Lo shopping si faceva con Postalmarket o sul catalogo Vestro. Le ragazzine come me sognavano la borsa Naj Oleari. A me è stata regalata nel 1992.
Test clinici dimostrano che molte cose che le persone ritengano ancora oggi essere degli anni ’80 sono in realtà dei ’70. Perché? Per come la vedo io è abbastanza semplice. Anima mia di Fabio Fazio ha fatto grossi danni. A parte gli scherzi, la memoria non funziona per compartimenti, è una specie di calderone dove finiscono tante esperienze. In fondo, a livello strettamente filologico, numerosi elementi degli anni ’80 prendono vita dalla parte conclusiva dei Seventies.
Pensa solo al disco che per me è un cardine assoluto della musica contemporanea, Man Machine dei Kraftwerk. Anno di pubblicazione, maggio 1978. Se il mondo ascolta gruppi come i Depeche Mode è merito loro, insomma.
Pur tuttavia, come ti anticipavo, bisogna essere precisi. E io ho già pronta una gonna di pizzo e dei guanti. Perché per me anni ’80 sono Madonna di Into the groove. E pizzo sia!
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