C’è stato un tempo in cui erano felici assieme, mamma e papà. E assieme a noi. Un tempo in cui l’idea di famiglia era piuttosto semplice ed era bella, calda e colorata. Poi è arrivato il bianco e nero. Sono arrivate paura e angoscia. Compagne di viaggio orribili per una ragazzina e un giovane uomo come me e mio fratello.
I quali, per la cronaca, avrebbero potuto tranquillamente fregarsene di quel gelo. Se solo avessero capito che fregarsene sarebbe stato in realtà un atto di grande coraggio e amore per sé stessi. Dettagli.
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Mamma e papà, allora?
Mamma e papà avrebbero compiuto gli anni tra oggi e domani e non c’era verso di fargli un regalo che gli piacesse o che li sorprendesse. Erano due sagittario atipici. Poco ottimisti e liberali cioè. O almeno, ottimisti e liberali solo quando gli andava davvero. Quando cioè avevano vicini quelli che gli stavano simpatici. In quel caso erano le persone più divertenti e sorridenti del mondo.
Barbiere vecchia scuola lui, sarta e poi casalinga lei, avevano un modo tutto loro di corteggiarsi: prendendosi in giro. Fino a quando non litigavano sul serio, naturalmente. A parte i rituali, non sempre allegri e ridanciani, come coppia restano tuttora un enigma insoluto. Credo da qualche parte si amassero. Giù giù giù nelle profondità del loro animo. Di sicuro non hanno resistito a lungo separati.
Alla ricerca della nascita
Il nostro non è stato un rapporto facile. È stato a volte una sfida (faticosa) a chi rimaneva in piedi dopo un match di box. All’improvviso neanche più a pizzichi ci si prendeva. Sono stati gli anni più brutti, quelli dell’acquiescenza, di “allora provo a essere come te, così la pianti“, del sissignore. Non lo auguro al peggior nemico. Soprattutto perché quando uno dei tuoi genitori perde il filo del pensiero e comincia a vivere coi mostri, allora vedi solo nero.
La parola chiave è proprio questa: vedere. Quando ho cominciato a vederli meglio, nelle loro bellezze e nelle loro fragilità, ho ricominciato a stare a bene. Vedi, il disprezzo per mamma e papà, così come l’amore sperticato, pubblicizzato al mondo H24, non sono mai sentimenti reali. Sono frutto delle contingenze e delle situazioni particolari. Ciò che conta è la verità. Quando tutto diventa vero, puoi essere tu. Persona unica. Allora l’amore è interesse per l’altro e il disprezzo si trasforma in rifiuto.
Un nuovo inizio
Grazie al lavoro meticoloso di una donna stupenda, questa rabbia terribile, travestita da ubbidienza, se n’è andata via. Mi sono ripresa il mio respiro. E oggi che Salvatore e Maria non ci sono più ripenso a loro con tanta tenerezza. Torna alla mente la pianta di begonie che comprai per far vedere a mamma qualcosa di bello in ospedale. E a quel sogno bellissimo in cui papà rientrava a casa sorridente, con un cartone pieno di pizza. Penso alla morbidezza di Maria quando la abbracciavo mentre vedevamo un film.
E alla dolcezza di Salvatore che, dopo essere stata derubata in metro del mio primo stipendio (mi pagarono in contanti), mi regalò l’incasso della giornata per non vedermi piangere. E poi le coccole non richieste, i piatti cucinati a sorpresa, le nottate in bianco, i viaggi, i bagni nel mare azzurro. Piccole, piccolissime cose che però sono state un bell’appiglio. Come la pedana su cui il nuotatore poggia per darsi la spinta e andare. Andare via è necessario. Separarsi è necessario. Possibilmente senza perdere i pezzi. E se qualcuno te lo perdi, tocca provare a recuperarlo. Diceva (e dice sempre) il saggio, “Non odiare, non uccidere. Perché ogni separazione può essere una nascita. Per chi è lasciato e per chi rimane“.
Mamma e papà sono stati (inconsapevolmente) brutti con me e mio fratello? Certo che sì. Sono stati freddi mentre quello che sarebbe servito era solo una pacca sulla spalla? Anche. Abbiamo fatto pace con loro, però. E io e il mio fratellone, ognuno in maniera originale e speciale, ci siamo costruiti una nuova casa.
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