Quando la realtà supera la fantasia. Se sei una patita del film Il diavolo veste Prada come la sottoscritta, non puoi non emozionarti alla notizia che Meryl Streep e la super direttrice di Vogue, Anna Wintour, si siano incontrate. Sì, l’attrice che ha interpretato meravigliosamente Miranda Priestly si è seduta allo stesso tavolo del suo alter ego, sottoponendosi alle domande (non cattive, va detto) della giornalista.
Il video del confronto pubblicato ieri è stato subito tra i più visti. Merito dei contenuti, ovviamente, di cui ti parlo più avanti e di una confezione accattivante. Che allude più di una volta ad alcune sequenze cult del film. Come quando Miranda/Meryl entra in ascensore con espressione annoiata. O quando lancia il suo cappotto alla segretaria.
Argomento dell’intervista, The Post il nuovo film di Steven Spielberg in cui la Streep veste i panni di Katharine Graham, editrice del Washington Post e grande amica della Wintour. Il film uscirà a dicembre negli States e nel 2018 in Italia con 01 Distribuzione.
Ambientato nel 1971, The Post racconta lo scandalo dei cosiddetti Pentagon Papers, dei documenti segreti che dimostravano quanto quattro amministrazioni (da Truman a Johnson) avessero mentito all’opinione pubblica americana circa l’intervento in Vietnam. Già pianificato per espandersi in quell’area geografica.
La Graham e il direttore del giornale, Ben Bradlee, interpretato da Tom Hanks, pubblicarono i documenti. E vista l’aperta opposizione del presidente Nixon, finirono davanti alla Corte Suprema. Che si espresse in favore della libertà di stampa.
Meryl Streep a Vogue/Runway
La Streep entra furtiva nel mega ufficio di Mrs. Wintour. “Spero di avere il lavoro“, dice guardandosi intorno senza trattenere una risata. In un atto di narcisismo più o meno studiato, la Wintour chiede a bruciapelo quale sia stato il personaggio femminile più difficile da interpretare nella sua carriera.
“Suppongo dovrei rispondere…“. Al No esclamato a gran voce dalla Wintour il ghiaccio è ormai rotto.
Katharine Graham è stata una pioniera nell’editoria americana, mentore e amica della stessa Wintour. “Ero terrorizzata da lei. Strano a dirsi visto che poi ci siamo legate tanto“, spiega alla Streep. Sotto sotto felice di sapere che sia esistito nel mondo qualcuno in grado di spaventare la direttrice di Vogue.
La chiacchierata diventa subito una riflessione a due voci sull’importanza della presenza delle donne negli ambiti di potere.
“Uno dei temi del film è la difficoltà per una donna di far sentire la propria voce. Questo ci parla anche dell’oggi. Ed è un sentimento condiviso anche dagli uomini. È proprio dura mettere a repentaglio tutto per dire la verità“, dice la Streep.
Caso Weinstein, come proteggiamo le nostre figlie?
Naturalmente, il discorso passa al caso Weinstein. L’unico argomento di cui Meryl Streep parli in questi giorni con le sue figlie. “È orribile, davvero orribile. Noi vogliamo che le nostre figlie siano libere, orgogliose, siano delle donne. Ma è pericoloso non informarle dello sguardo di un uomo e di quanto impatto abbia su delle ragazzine“, spiega.
C’è però una lezione positiva che secondo la Streep possiamo imparare. “Questo è un momento elettrizzante. È una porta che non dobbiamo far chiudere. Dobbiamo mettere un piede giù e impedire che succeda. Non si può tornare indietro. Non possiamo dire, oh questo è quello che sono sempre stati gli uomini. No, non lo è. Siamo persone civili e impariamo dai nostri errori“.
Questo scandalo potrà in qualche modo cambiare la stagione dei premi, chiede la Wintour, farla diventare più seria, forse più politica? “Direi più consapevole. Sì, consapevole – risponde la Streep. Credo che tutto ciò ci porterà ad un punto in cui se qualcuno entra in una stanza e vede tre donne e nove uomini magari pensa che ci sia qualcosa di sbagliato“.
L’intervista si chiude con un dono per la Streep: la copertina del numero speciale di Dicembre. “Vorrei che mia madre fosse viva per vederla“, dice Meryl emozionata.
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