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Violenza, Noi fermiamo l’indifferenza: Janssen per le donne

Da dove partire per fermare la violenza sulle donne? Cosa fare nel concreto per evitare che le donne vengano usate e poi eliminate? Non uso a caso il verbo eliminare. Ciò che è emerso dall’impressionante numero di omicidi e atti di violenza di cui si è sentito parlare in questi anni è che le donne, lasciate da sole davanti alla furia di mariti ed ex compagni, siano equiparate a oggetti inanimati. E proprio per questo cancellate. La Janssen Italia, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson e il comune di Cologno Monzese, con la collaborazione dell’Associazione di volontariato sociale con Noi e Dopo di Noi Onlus, hanno avviato una campagna specifica per contrastare il fenomeno.

Si chiama Noi fermiamo l’indifferenza e prevede la costituzione di una vera e propria rete di persone attivamente coinvolte nel fronteggiare l’emergenza.

Le cifre descrivono con precisione le proporzioni di un fenomeno desolante. Oltre cento donne ogni anno vengono uccise in Italia. I carnefici sono quasi sempre loro familiari.

Migliaia poi sono quelle aggredite, picchiate, perseguitate, sfregiate. E secondo i dati Istat, quasi 7 milioni hanno subito almeno una forma di abuso.

Violenza, la campagna Janssen

Violenza, basta indifferenza la campagna Janssen

Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Janssen Italia e presidente di Farmindustria, ci racconta quanto sia essenziale che siano proprio gli uomini a cambiare direzione.

Presidente, prima di parlare con lei dell’iniziativa Noi fermiamo l’indifferenza, vorrei sapere se è riuscito a dare una spiegazione alla recrudescenza di un fenomeno come la violenza sulle donne. Si tratta di una questione essenzialmente culturale?

Non riesco a darmi una spiegazione. Stiamo vivendo un passaggio culturale incredibilmente negativo. Siamo tutti contro tutti, c’è una sorta di populismo che distrugge senza mai proporre niente. Forse questi problemi ci sono sempre stati, e la cosa mi fa ancora più paura. E oggi fortunatamente se ne parla di più. Penso agli abusi tra le mura domestiche.

Non è la prima volta che lei, come presidente di Janssen, sostiene iniziative del genere…

Già dal 2011 noi sosteniamo il progetto Artemisia e lo sportello di aiuto per le donne che vivono questo problema. Il loro è un programma straordinario di informazione ed educazione che arriva alle scuole. Sia per far venire allo scoperto dei casi non evidenti, anche tra ragazze, che per educare. Io penso che non bisogna insegnare alle donne a difendersi. Bisogna insegnare agli uomini a non essere violenti. Dobbiamo scendere al fianco delle donne per dire adesso basta. È qualcosa che riguarda tutti noi, che tocca il senso di civiltà e umanità.

“Il problema violenza riguarda gli uomini”

Con Noi fermiamo l’indifferenza cosa si vuol fare e come si vuole procedere?

Vogliamo accrescere la consapevolezza che si tratti di un problema che riguarda appunto gli uomini. Ci siamo detti, perché non creare un comitato di uomini credibili? Uno spazio che sia aperto a tutti, al taxista, al farmacista, all’insegnante. L’obiettivo è quello di lanciare un messaggio e trovare iniziative che vadano a fermare questa indifferenza.

La parola chiave sembra essere proprio indifferenza. È questo sentimento secondo lei il terreno su cui nasce e prospera la violenza sulle donne?

Sicuro. La violenza fisica è l’atto finale di qualcosa che è cominciato molto tempo prima. Ci sono violenze psicologiche, del rapporto, che a volte sono più dolorose della violenza fisica e che portano lì. Non possiamo essere indifferenti a tutto questo. Dobbiamo trasformare questa indifferenza in una consapevolezza che questo non debba più succedere.  

“Non possiamo girarci dall’altra parte e fare finta di niente”

Le donne rappresentano il 43% delle 1.221 persone che lavorano per la sua azienda. Il dato nazionale si attesta invece sul 25%. Il 60% del Consiglio di Amministrazione di Janssen Italia è composto da donne. Si sale al 70% nell’area Ricerca & Sviluppo. Bell’esempio virtuoso, il vostro.

Da noi la figura femminile ha un rilievo molto importante. E non è affatto scontato. In parallelo a Noi fermiamo l’indifferenza abbiamo lanciato un’altra campagna pubblica, Noi facciamo la differenza, in collaborazione con Donna Moderna.

Abbiamo chiesto ad alcune nostre colleghe di ogni ordine e grado di scrivere una storia su quello che loro fanno in azienda. C’è stata una risposta bellissima. Ecco, questo è un modo per dire, noi donne facciamo la differenza. Siamo tante, siamo piene di responsabilità e queste responsabilità ce le sentiamo in pieno.  

“Caso Weinstein? Eventi spregevoli. Ma bisogna denunciare”

Da uomo (e da dirigente di una grande azienda italiana), che idea si è fatto dello scandalo Weinstein?

Sono garantista e tutte le accuse devono essere provate. Ma se tutto quello che si legge è vero, si tratta di episodi spregevoli e vergognosi. Credo che sia gli uomini che le donne, quando hanno un ruolo di responsabilità, non debbano approfittare di questo. Penso però che ci debba essere dignità nel non accettare gli abusi e nel denunciarli subito. Queste persone devono essere perseguite. Sennò continueremo ad essere indifferenti. E l’unico modo per smettere di essere indifferenti è denunciare.  

“La musica è una passione che sfrutto per aiutare chi ha bisogno”

Lei è il front man della JC Band, con cui da anni raccoglie fondi per beneficenza. Ci dice qualcosa in più su questa sua seconda vita da rocker? 

È una passione che ho sempre avuto. Il progetto è nato per caso, ancora una volta per dare. Ci sono persone che non hanno avuto la mia stessa fortuna. Proprio per questo, penso che chi possa dare una mano, deve farlo.

Sfrutto il ruolo che per creare curiosità. La gente viene da noi per vedere il presidente di Farmindustria sul palco e subito trasferiamo questo interesse verso le associazioni. Noi siamo solo un mezzo. Abbiamo sostenuto ultimamente  la onlus Attive come prima, che aiuta donne che hanno combattuto il cancro. Tempo addietro ci siamo interessati a Made in carcere, che invece sostiene donne che hanno vissuto l’esperienza della prigione. 

Ci sono tante belle persone nel mondo e dobbiamo dargli una mano. D’accordo, faccio rock e mi diverto, ma ho imparato tanto da loro. Ci hanno insegnato ad essere degli uomini e delle donne diversi.

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Francesca Fiorentino
Francesca Fiorentino
Giornalista professionista e podcaster, scrivo, cucino e faccio ridere, non sempre in quest'ordine. Amo la radio, i film, le margherite, le magliette a righe, i regali inaspettati e i taccuini nuovi. Qui leggi il mio sito professionale


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