La notizia che sto per darti potrebbe sollevarti da una serie di scrupoli morali. Secondo una ricerca delle università canadesi di Ottawa e di North Bay, l’arte del gossip è un’abilità sociale. Anche tra le più evolute.
Dunque, spettegolare del più e del meno con amici e parenti non sarebbe sintomo di superficialità, ma di intelligenza.
Ferebbe tutto parte di uno schema sociale più ampio in cui la donna trama nell’ombra per scoprire e battere potenziali rivali in amore.
Quando Darwin incontra il gossip
Vediamo nel dettaglio lo studio pubblicato on line su Evoutionary Psicology Science. Oggetto della ricerca, la relazione tra competizione tra persone dello stesso genere e tendenza al gossip spinto. Leggasi, parlare degli altri alle loro spalle.
Gli autori hanno lavorato su un campione di 290 studenti eterosessuali tra i 17 ei 30 anni. Ognuno è stato chiamato a rispondere ad un questionario che misurava il livello di competizione intrasessuale. All’attenzione dei ricercatori, tutte quelle attività mirate ad attirare l’attenzione del partner di sesso opposto.
I quesiti poi si spingevano oltre, per comprendere ad esempio la frequenza del gossip. Quanto spesso ci si concedeva ad una chiacchierata maliziosa insomma. Quanto quest’attività dava soddisfazione e quanto invece non fosse considerata ammissibile dal punto di vista morale.
Risultato? I più competitivi tra gli studenti del campione erano quelli che più amavano il gossip. E che si sentivano a proprio agio nel bel mezzo di un giro di pettegolezzi.
Sono le donne a farlo di più, ma questo non vuol dire che gli uomini siano esenti. Anzi. Cambiano solo gli argomenti. Tra i maschi vanno forte soldi e lavoro, tra le femmine l’aspetto fisico delle altre e la raccolta dati sull’uomo più adatto.
Per Andrew Davis, uno dei principali ricercatori, la pratica del gossip dunque sarebbe intimamente legata alla competizione per un compagno.
Dunque, davanti ad un tè e a chili di biscotti al cioccolato non va in scena la più classica delle rappresentazioni, del genere amiche che sparlano di una tizia antipatica. Ma si perpetua l’antica guerra allo zitellismo.
La conclusione non mi conforta affatto. Ma questa è un’altra storia.
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