Ciao, mi chiamo Francesca e sono una freddolosa. Ho freddo sempre. Ammettiamolo o ammettetelo, almeno rifletteteci un secondo sopra, ve lo sto chiedendo con gentilezza. Il mondo non è mai favorevolmente colpito da una persona, in particolare una donna, che sente i brividi, che sospira davanti ad un temporale o a una bufera di neve, ostinandosi a voler indossare degli stivali, naturalmente assieme a delle calze pesanti. Non meno di 100 denari se in cotone o filate in ghisa.
Forse perché noi donne freddolose emaniamo un che di antico, un rassicurante sentore casalingo. Siamo il ricordo di notti passate al caldo dentro un letto, sigillate in pigiami felpati con i pupazzetti rossi. Ed è un errore, perché io non voglio essere una casalinga e il pigiamone felpato non ce l’ho.
E non sopporto lo sguardo inquisitorio di chi, come la mia estetista, ancora mi prende in giro perché mi presento da lei, a quanto pare unica a Roma, con i calzettoni di lana in gennaio. Incredibile! La lana in gennaio! Mi hanno sempre detto “Sei una donna sana, che male ti può fare uscire senza calze?”. Ve lo dico subito, si chiama laringite. Il freddo fa venire il mal di gola. ECCO.
Freddo, freddissimo, praticamente in mutande
In inverno vedo in giro ragazze bellissime, colleghe impagabili, scultoree adolescenti in fiore che anche a meno 40 vanno in giro con degli ankle booties con tacco a stiletto da 20 centimetri, utilissimi in caso di terreno ghiacciato o in mezzo alla tundra. A gamba rigorosamente nuda, fresche di ceretta e ricoperte di Paraflu, prodotto non a caso pubblicizzato da un eschimese.
Poi con il tutto il candore in loro possesso dicono “Ho la febbre a 38, accidenti!”. Accidenti? Siete delle criminali, altroché.
Io dormo già col piumone. E ho già consumato litri di brodo vegetale.
Quando le temperature si abbassano, anche solo di pochi gradi, subito penso a sovrapporre tre paia di cose. Qualunque cosa. In modo da non percepire le folate di vento siberiano, muovermi e contemporaneamente, ma non è fondamentale, respirare.
Respirare vorrebbe dire immettere aria gelida nel naso. In ogni caso ho iniziato a fare un po’ di giri su internet per trovare qualche consiglio in merito. Ho trovato risposte di ogni tipo per quesiti importanti come “Vado in montagna, compro i pantaloni pesanti?”. Soluzione “Sì, ma neri però!“.
Polar express
Al primo timido accenno di inverno (o di autunno) comincio ad essere attratta da tutti quei capi che vengono affiancati dall’aggettivo artic, polar, snowy, very hot, very very hot, extremely hot.
In quest’ultimo caso mi è capitato di trovare su internet anche cose diverse, non assimilabili ad un giaccone. Ma cercando nel vasto mare del web è quasi normale che si cerchi un piumone e ci si imbatta in un vibratore.
Ma questo non mi scoraggia, perché grazie alla mia ricerca ho scoperto l’esistenza di tessuti di ogni tipo adatti a temperature molto basse.
Uno di essi, il teflon, si chiama come il rivestimento delle padelle. Ho scoperto che le pelliccette che adornano il cappuccio di un parka sono fatte con pelo di Coyote, mentre il “ripieno” è composto da piume d’anatra.
Cioè, il parka è composto per il 90% da Duffy Duck e per il restante 10% da Will il coyote.
Dicono che bisogna vestirsi a strati. Di amianto, credo.
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina!
Lascia un commento