La regina Vittoria sta per festeggiare il giubileo d’oro. Sotto il suo lunghissimo governo la Gran Bretagna si è confermata come la più ricca potenza mondiale, forte della collaborazione (coatta) delle colonie.
Durante le celebrazioni della ricorrenza la Sovrana conosce due servitori indiani, spediti dall’Oriente per portarle un dono prezioso. Dei due è Abdul (Ali Fazal) a catturare l’attenzione della monarca. Per i suoi modi gentili e una deferenza che sfocia in sincera ammirazione.
In poco tempo l’uomo diviene munshi, maestro, e spiega alla regina la bellezza di una cultura millenaria. E diventano amici. Veri amici.
È un film delizioso, Vittoria e Abdul. Fin troppo aggiungerei. La storia della grande amicizia tra la regina Vittoria e l’umile servitore Abdul, raccontata con furbizia e abilità da Stephen Fears, elimina in maniera precisa tutto quello che può risultare fastidioso.
O scatenare riflessioni politiche. Ad esempio su una dominazione nient’affatto pacifica. Un rapporto, quello tra Gran Bretagna e India, di cui nel film non c’è traccia “problematica”. Restano solo i piccoli tocchi di colore: il cibo diverso, le differenti tradizioni, il tempo.
Stephen Frears, Vittoria e l’India
Dunque il film è un puro e semplice racconto di un’amicizia sconveniente, un bellissimo rapporto umano che, come ogni fiaba che si rispetti, deve fare i conti con l’altrettanto umana meschinità. E con la ragion di Stato più fastidiosa.
Figli interessati, eredi di piccola tempra, politici e servitori, tutti brillano per pusillanimità.
Frears è un Marpione con la M maiuscola e sa dosare alla perfezione sorrisi e commozione. La vecchia sovrana “innamorata” di quello sconosciuto ruba la scena a tutti. Testarda, capricciosa, ma giusta, la Vittoria di Judi Dench sa naturalmente come intenerire lo spettatore. Che alla fine del film può sorridere di gusto per una storia molto edificante. Che però riserva ben poche sorprese.
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina!
Lascia un commento