È un sabato come tanti, anzi no, perché tra qualche giorno inizierà il conto alla rovescia per il Natale. Hai presente? Quando dopo le zucche e i biscotti di Halloween comincerai a vedere al supermercato panettoni e pandori. E uomini in tuta.
Le strade sono occupate da migliaia di automobilisti impazziti che tentano manovre pericolose per assicurarsi il parcheggio migliore, ovvero quello che garantisca il minor numero di passi per arrivare ai negozi.
Luci della città? Macché, sono i fari della Panda che è appena stata incastrata tra un motorino e il palo del Divieto di Sosta.
È importante circoscrivere il fenomeno dell’uomo in tuta in un preciso rapporto spazio-temporale, altrimenti non si riesce a comprenderlo in ogni sua sfaccettatura.
Dicevo, è un sabato come tanti, anzi no.
Perché il delirante pomeriggio di libertà che mi sono concessa oggi si è trasformato nell’occasione più ghiotta per assistere da vicino a quello spettacolo raccapricciante. Individuarlo è piuttosto semplice.
Una vita tuta da vivere
Il suo habitat è quel pezzo intricato di mondo chiamato centro storico, frequentato in genere nel weekend, quando il rodimento per la settimana di lavoro si affievolisce con dolcezza, per far spazio ad un sentimento non meglio identificato, una combinazione di noia e speranza, noia e euforia, noia e noia. Più difficile, invece, è stabilire la sua età.
Si fa presto a dire, sono tutti quarantenni senza nulla da chiedere alla vita. Sarebbe l’analisi superficiale di una tendenza transgenerazionale. Ci sono diciassettenni in tuta e cinquantenni in tuta. Entrambi però sembrano dei quarantenni senza nulla da chiedere alla vita.
Si chiamano tute in acetato perché al termine di una giornata di relax trascorsa avviluppato a questo tessuto-non tessuto, il corpo emana un delicato olezzo di crauti.
Escludendo a priori una mia poco plausibile crisi psicotico-olfattiva, è invece verosimile ipotizzare scene horror familiari con i pantaloni della tuta branditi a mo’ di ascia.
Uomini contro
La tuta da ginnastica in acetato color porpora, con inserti verde acido, non è sinonimo di spensieratezza, ma di trascuratezza. È una resa. Ci dice di uomini che… “Lasciami stare“.
Davanti a quel doloroso diniego, a quel muro invalicabile di incomunicabilità che l’uomo in tuta frappone al mondo, la donna reagisce poco e male. “Il regalo a tua madre?“.
Trovato il giusto equilibrio tra l’abisso e via Cola di Rienzo, l’uomo in tuta accompagna la fidanzata a fare shopping, guidato da un unico pensiero, fa’ che questa cosa finisca e finisca presto.
Saldato agli odorosi polimeri che compongono il suo ‘spezzato sportivo’, l’uomo in tuta aspetta che amo’ esca dal negozio e non gli pare vero quando il migliore amico lo chiama per ricordargli della cena di venerdì. Venti minuti se ne vanno così, mentre l’uomo in tuta cammina. L’abisso è ad un passo. Via Cola di Rienzo è in fondo a destra.
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