Lo sappiamo tu ed io. La stagione inizia con l’arrivo del catalogo Ikea. Il catalogo Ikea è quella cosa che ti autorizza a pensare che tu possa cambiare tutta la tua vita. Poi non lo fai. Ma solo perché hai sbagliato a montare un Karlstad.
Allora? Niente. Continui a sperare di trovare una casa grande a sufficienza per poter contenere tutti i tuoi sogni, i libri e i DVD. E che possa sostenerti nel momento in cui deciderai di costruirti a mani nude un armadio 4 stagioni.
Io amo Ikea. Perciò sognerò sempre. Anche se è sempre più difficile parcheggiare.
Una volta mio fratello ebbe l’ardire di posteggiare la macchina nello spazio riservato alle famiglie, cioè marito, moglie, figli e cane (o gatto).
Nella Punto c’eravamo solo noi, io e lui, un fratello e una sorella, mica una famiglia vera e la cosa non è passata inosservata ad una famiglia vera.
Dopo qualche secondo hanno cominciato ad insultarci a bassa voce, come se avessimo compiuto una brutale illegalità.
Compleanno da Ikea
Quest’anno voglio fare qualcosa di folle. Voglio passare il mio compleanno da Ikea ed essere coccolata dal profumo di cornetti appena scongelati e di biscotti allo zenzero.
Pretendo il trionfo di stoffe colorate e la scala mobile più lenta del mondo, quella che alla velocità di un cm l’ora ti permette di godere la vista di tutta via Tuscolana, dal tramonto all’alba.
Prega di non dover mai assistere allo spettacolo (indegno) di Francesca da Ikea.
Divento un’aliena. L’istinto primario è quello di afferrare una borsa di plastica gialla, ma già so che la riempirei di cuscini e candele profumate, quindi indirizzo la mia attenzione sulle matitine, l’inutile foglietto per gli appunti e i cataloghi. Valanghe di cataloghi, tonnellate di carta sprecata per descrivere mobili che già conosco nel loro intimo.
Io conosco tutto nell’intimo, da Ikea. Un giorno un amico mi chiese: “Senti, ma i copriletto…“. Il poveretto non finì neanche la frase. “Giù. Sono giù. Nel settore tessili, dopo gli attrezzi della cucina e prima dei tappeti“.
Il mio settore preferito è quello delle librerie. Le guardo e subito ripenso al giorno in cui da sola ne ho costruita una. Splendida, con tutte le viti al loro posto, i chiodi messi per bene. L’emblema stesso della stabilità.
Naturalmente un ripiano lo avevo inserito nel verso sbagliato, ma chi mai avrebbe potuto accorgersene? Forse solo il signor Ingvar Kamprad. E ovviamente la sottoscritta.
E adoro mangiare da Ikea. Col merluzzo gratinato in offerta. Proprio quello che ci vuole prima del grand tour finale tra gli scaffali del self service.
Una vita self service
Tovaglioli bordeaux, tappetini per il bagno, l’utilissimo mini asse da stiro in vero alluminio anodizzato con finiture in viscosa.
Nel reparto casa ordine le famiglie si sfasciano, perché proprio lì, tra scatole e cassettini, grucce appendiabiti e ganci da muro, tocchiamo con mano il disordine delle nostre vite, quel fluire ininterrotto verso il caos.
Lo spettacolo della coppia con figli intenta a litigare davanti al cesto porta biancheria (il cesto portabiancheria???!!?!) non mi coglie quindi di sorpresa.
Lei “Non mi prenderai mica…” Lui “Fammi parlare, non ti ho nemmeno fatto vedere di cosa parlo” Lei “Comunque è no” Lui “Finiscila, fammi parlare, il problema con te è che vuoi sempre imporre la tua opinione“.
È sul cesto portabiancheria che si misura la stabilità di un nucleo familiare. Se i panni sporchi si lavano in famiglia, da qualche parte devi metterli prima di ficcarli in lavatrice, no?
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