Potrei scriverti un intero trattato sull’evoluzione degli assorbenti. La forma è sostanza in certi casi della vita. E in questo caso il progresso tecnologico ha portato alla creazione di vere e proprie opere d’architettura. Siamo passati da una specie di materasso 70×70, ricoperto di carta velina vetrata e ripieno di paglia (anni ’80), al filtrante di seta cinese con fori a imbuto e ali a farfalla.
Un tempo i pacchi di assorbenti erano visibili sugli scaffali del supermercato alcuni chilometri prima. Oggi sono microscopici. E racchiusi in bustine profumate. Una volta non potevi nasconderti. Oggi puoi andare in giro felice perché hai addirittura le scatoline di latta porta assorbenti. Che per la cronaca, sono brutte e gli assorbenti dentro non ci entrano.
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Assorbenti, perché la latta?
Le scatole di latta porta assorbenti sono un malinteso, un’operazione di marketing imperfetta. Sono la celebrazione del prêt-à-porter, laddove andava esaltato l’ingegno sartoriale. E infine sono una presa in giro velata nei confronti di chi, come me, acquista da sempre il modello EXTRA GRANDE SUPER che ti tormenta da quando sei un’adolescente.
Quei fedeli compagni di settimane un po’ così proprio non ci entrano nella scatola. Per far coincidere i due mondi paralleli, se proprio vuoi tentare l’impresa, bisogna lavorarci un po’. Ripiegando i bordi dell’assorbente all’interno.
A quel punto un affare che ha lo spessore di un depliant turistico gommoso, diventa grosso come tre depliant turistici gommosi. Il coperchio non si chiude, uno dei lati del quadratino violaceo blocca il cardine della parte superiore del contenitore che cozza, spinge, evita finché può di intralciare quel rigonfiamento innaturale e poi, quasi per esaurimento, lo ingloba.
Nascondersi o no?
Ora, sarebbe stato più semplice prendere un coso con le ali, sistemarlo in tasca e prepararsi per una normale giornata di sfinimento ormonale.
Nessuno al mondo avrebbe mai capito che se ne stava lì, in fondo la sua densità è facilmente assimilabile a quella di un banale fazzoletto di cotone. Invece no.
Io, donna moderna, femmina contemporanea, conscia dei propri spazi e delle realizzazioni conquistate in anni di test clinici, sono costretta a portare in borsa un pezzo di latta fluorescente.
E costretta a sentire il rumore delle chiavi che sbattono contro il suddetto archibugio.
Se il suono viene per caso attutito da qualcosa, ho il timore di aver perduto le chiavi.
Quando prelevo l’affare dalla sacca, senza poterlo nascondere in alcuna tasca (tanto è fatto per non essere nascosto, no? e in ogni caso in tasca non ci va), tutti sapranno in quel preciso istante che ho il ciclo e anche che tipo di assorbente indosso, se con il filtrante in seta o nell’avveniristico lattiflex.
Ecco, create delle scatole che abbiano delle dimensioni accettabili. Perché quei giorni diventano quei giorni anche per questo.
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