Sai perché mi piacciono le commedie? Perché quando sono ben fatte riescono ad affrontare temi molto “complicati” in maniera leggera. Nove lune e mezza, esordio registico di Michela Andreozzi (in sala dal 12 ottobre con Vision Distribution) è una commedia fatta bene. Imperfetta, se vuoi, ma vera. E per me un film è vero quando risponde ad un’esigenza precisa. In questo caso si parla di maternità. Sognata, voluta, difficile.
Leggi l’intervista a Michela Andreozzi
Nove lune e mezza
Due sorelle, Tina (Michela Andreozzi) e Livia (Claudia Gerini), vivono in maniera opposta il desiderio di essere madre. La prima vorrebbe disperatamente tenere tra le braccia un bimbo, ma non ci riesce. La seconda, sarebbe biologicamente perfetta, ma non sente questa vocazione. Eppure il legame tra loro è più forte di qualunque altra cosa.
Così, Livia la rockettara decide di portare avanti una gravidanza per sua sorella. E non sarà facile sviare i sospetti, vedere il proprio corpo cambiare. Ridefinire la scala dei valori. Il gioco però vale la candela.
Per fortuna che ci sei
È un film leggero ma nient’affatto banale, Nove lune e mezza. Utero in affitto, maternità surrogata, omogenitorialità. Sono temi scottanti la cui potenziale “criticità” viene neutralizzata da una scrittura semplice. E da un’ottima direzione degli attori. Michela Andreozzi insomma sa dare il giusto respiro comico alla storia e sa fermarsi qualche secondo prima del salto nella macchietta. Essere madri non è una realizzazione. Essere madri è una scelta. L’autrice parte da questo snodo per parlare soprattutto dell’amore (per nulla scontato) tra due sorelle. E di un puro atto di generosità.
Gli uomini del film
Parto dagli uomini perché sono quelli che faticano di più in questa storia. Spettatori esterni, complici, innamorati, sono fragilissimi. Persino i più illuminati, come come il compagno di Livia, l’osteopata interpretato da Giorgio Pasotti. Il fidanzato di Tina, invece, lo strepitoso Lillo, rappresenta bene i dubbi e le incertezze dell’uomo medio. Molto medio.
Le donne del film
Non sono in cerca di guai, non hanno consigli negli occhi. Sono belle e spiritose, a volte inchiodate ad un ruolo che non piace. Ma quando gettano la maschera mostrano una grande autenticità. Adorano i complimenti (ops, sono passata alla Mannoia), perché lo sguardo di un uomo interessato non ha prezzo. Di sicuro si lanciano nella mischia senza paura.
Nove lune e mezza soffre per una regia in certi punti ancora acerba (ed è del tutto naturale). Ma è un difetto che viene compensato da una sceneggiatura scritta con equilibrio assieme a Fabio Morici e Alessia Crocini.
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