Ingrid Bergman, Jennifer Aniston e Benedicta Boccoli hanno una cosa in comune. Tutte e tre hanno interpretato, al cinema e in teatro, la parte della protagonista in Fiore di Cactus.
Con sfumature diverse, legate ai fattori più disparati, hanno incarnato Stephanie.
La trama
Il dottor Julian Foch è uno scapolo incallito e non ha alcuna intenzione di mettere la testa a posto.
Alla sua “fidanzata” Tonia ha raccontato addirittura di essere sposato, pur di non essere accalappiato.
Ma quando la ragazza tenta il suicidio per una cena mancata, Julian si convince a restare con lei e a lasciare sua “moglie”.
Il problema è che Tonia vuol conoscere la coniuge di Julian. Ed è qui che entra in scena Stephanie, irreprensibile segretaria del dottore.
Apparentemente algida, ma innamorata da sempre di quel sottaniere. Che succederà?
Classico della commedia, scritto negli anni ’60 da Pierre Barillet e Jean Pierre Grédy, la piece ha affascinato Hollywood, ma è sulle tavole del palcoscenico che trova la sua collocazione ideale.
Da oggi fino al 22 ottobre Fiore di Cactus è al teatro della Cometa di Roma, per la regia di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese. Nel cast, Maximilian Nisi e Benedicta Boccoli.
Benedicta, la tua Stephanie sembra ispida ma in realtà è una donna stupenda…
È la parte comica più bella che ho mai interpretato, una donna di grande tenerezza. Da attrice ti dico che quando ho letto il testo ho capito avevo tra le mani una grande materiale, tanta roba sulla quale lavorare. Arrivi a possedere il meccanismo della comicità.
Benedicta Boccoli: “Amo le fragilità”
All’inizio il personaggio è rigido, scontroso. Poi pian piano emerge la sua fragilità. A quel punto inizia a sbocciare a diventare una donna libera da se stessa e dai pregiudizi. Hai un grande percorso da fare assieme a lei. Con la tecnica te la puoi cavare, ma se ci metti del tuo la sfida diventa stupenda. Il pubblico ama il personaggio e lo ami anche tu.
Hai parlato di fragilità. È un sentimento che appartiene a tutti i personaggi dello spettacolo?
Sì, e sono tutti molto belli. Se pensiamo che Goldie Hawn (Toni, ndr) ha vinto l’Oscar con questo testo… La bellezza dei personaggi è sempre nella fragilità. Soprattutto quando si parla di comicità. La forza viene dopo, molto dopo. Tutti noi ci identifichiamo con le debolezze. Ecco, Stephanie è una sfigata e noi ci chiediamo sempre, “poverina come fa a uscire fuori da questo groviglio?“. Non puoi fare a meno di amarla. Dario Fo diceva sempre, “il pubblico si deve domandare oddio e adesso questo come fa?“. Se pensa questo, hai vinto. Vuol dire che non lo perdi più.
Benedicta Boccoli:”Gli uomini? Tradiscono per tradizione”
Che giudizio dai invece del protagonista maschile, un uomo allergico alle relazioni. Disposto a costruire un castello di menzogne piuttosto che capitolare e mettere la testa a posto…
Guarda, il maschio per tradizione mette le corna. È l’immaginario comune. Eppure, questo personaggio è stupendo perché si incastra dentro alle sue bugie. Penso che la grandezza di questi autori e di questo testo è nella semplicità, nell’incastro degli equivoci. La vita è semplice. Quando un uomo ti dice, sai ho un momento di crisi…c’ha un’altra!
Hai fatto cinema, televisione e tanto teatro. Il palcoscenico è la tua vita?
È la mia vita perché continuano a chiamarmi. Ma se mi avessero offerto cinema o TV avrei fatto cinema o TV. Di sicuro il teatro è casa mia. Io sono una puntigliosa e mi permette di fare le cose per bene.
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