Il contagio con L’amica geniale è avvenuto in fretta, senza che me ne accorgessi.
Devi leggere questo libro. Ma ti avviso, non ti stacchi più
Figurati. Se c’è una cosa che non mi ha mai spaventata nella vita sono i consigli letterari dati con tono di sfida. Ho sempre neutralizzato le provocazioni con il mio realismo mediterraneo. E soprattutto con una preziosa e intermittente pigrizia intellettuale. Del tipo, va bene ti prometto che comprerò il libro appena potrò. Con calma. Grande calma.
Quella volta però, la mia amica geniale aveva ragione a essere così perentoria. Perché L’amica geniale di Elena Ferrante mi ha rapita. Dico meglio, mi ha segregata.
Presi quel libro con timore, certa che lo avrei abbandonato dopo poco. Solo per dimostrare al mondo di avere una volontà forte.
Una pagina. La seconda. La terza. La settantottesima.
Gli aggettivi, i nomi, i luoghi erano perfetti. Perfetti della mia idea di perfezione letteraria.
Ero risucchiata nei pensieri delle protagoniste, che sentivo quasi come i miei. E non volevo! Provavo a opporre resistenza, ma stavo lì con loro. Tutti i giorni.
In breve vedevo la silhouette di quel volume diminuire. Sotto alle mie dita le pagine si facevano più leggere. Ero perduta. In tre giorni ho consumato i minuti di vita a disposizione leggendo, leggendo e basta.
Mi svegliavo presto solo per allungare la mano sul comodino e riprendere la lettura. E quando il libro finì, ero ormai determinata a picchiare la mia amica.
Perché lo hai fatto!!! Perché!?!?
L’amica geniale
Elena Ferrante è la scrittrice italiana che attualmente ha più successo nel mondo. Nessuno conosce la sua reale identità. Nel tempo si sono fatte delle congetture, ma non si è mai arrivati alla verità.
Non è forse la verità di un autore già nelle sue opere? No, non ho mai trovato appassionante questa caccia al tesoro.
Sono otto i romanzi scritti finora dalla Ferrante. Il ciclo di L’amica geniale, quattro libri pubblicati dal 2011 al 2014 con edizioni e/o (L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta e Storia della bambina perduta), è quello che le ha regalato notorietà e la sincera ammirazione dei lettori.
Ti racconto in breve di cosa si tratta. In breve è di per sé assurdo.
Elena detta Lenù e Raffaella detta Lila sono amiche sin da bambine. Amiche o meglio sorelle. Quando Lina scompare, Elena, scrittrice di successo, decide di raccontare al mondo la storia della loro amicizia.
Di raccontare una Napoli feroce e muta, dal secondo Dopoguerra a oggi. E famiglie in cui l’amore non c’è. Donne sole e disperate, “smarginate”, polverizzate nel profondo. E uomini incapaci di provare veri sentimenti.
Chi è l’amica geniale? Tutt’e due lo sono, l’una per l’altra.
Il viaggio
Così, io e la mia amica andammo in libreria insieme. Lei comprò il terzo volume, io acquistai il secondo. Iniziammo insieme un percorso binario. Lei un passo avanti, io indietro, rispettose delle reciproche conoscenze. “Sei arrivata al punto in cui Sarratore…“, “Sì“, “Ti lascio leggere allora“, “Tu sai qualcosa che io non so. Per me è inaccettabile”, “Smettila”.
I nostri sguardi si incrociavano per poco con complicità. Poi si tornava al lavoro.
(Non) come Lila e Lenù
Leggere quella storia d’amicizia al fianco di un’amica sorella è stata un’esperienza di crescita sostanziale. Ci ha legate ancora di più. E ancora di più ha evidenziato le nostre identità, così diverse e originali.
Perché diciamolo: Lenù e Lila hanno vissuto quel genere di rapporto che arriva al possesso totale dell’altro, la sottile prevaricazione dell’esclusività. Quel sei tutta mia e di nessun altro al mondo che un po’ spaventa.
Negli anni io e la mia amica geniale non ci siamo sovrapposte come Lila e Lenù. Ma il momento di autoanalisi, durante la lettura congiunta, lo abbiamo vissuto eccome.
“Tu mi vedi come Lenù o come Lila?“, “Lila è matta. Tu potresti essere Lenù“, “Ma Lenù è un bluff!“, “Ho detto potresti essere”.
E così via fino all’inaccettabile epilogo del libro. Ancora devo capire se l’ho considerato assurdo solo perché è finito, insomma per la classica delusione dell’innamorata abbandonata, o proprio perché non mi è piaciuto.
In quei giorni ti avrei risposto di odiare la Ferrante con tutta me stessa. Oggi ti dico che quel finale (che ovviamente non ti rivelerò nemmeno sotto tortura) aveva senso eccome. Un senso e una tenerezza bellissimi.
Ma l’ho comunque detestato. Certe storie non dovrebbero finire.
Se vuoi sapere qualcosa in più di Elena Ferrante ti consiglio di vedere al cinema il documentario di Giacomo Durzi, Ferrante Fever (l’ho rencensito qui). Hai tempo fino a domani. Perciò corri!
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina!
Lascia un commento