Arriva al cinema per una tre giorni speciale, il 2,3 e 4 ottobre, il documentario di Giacomo Durzi, Ferrante Fever (distribuisce QMI Stardust). Tra le persone intervistate, gli scrittori Elizabeth Strout, Jonathan Franzen e Nicola Lagioia, i registi Mario Martone e Roberto Faenza, la sceneggiatrice Francesca Marciano e la traduttrice americana della Ferrante, Ann Goldstein.
Ferrante Fever
Elena Ferrante è la scrittrice italiana di maggior successo nel mondo. Con la tetralogia de L’amica geniale ha conquistato gli Stati Uniti. Eppure, nessuno conosce la sua vera identità. In questo documentario, studiosi della scrittrice, semplici appassionati e artisti che con lei hanno lavorato, provano a raccontare qualcosa in più del rapporto con un’autrice impossibile da ignorare.
Cosa mi è piaciuto
Le testimonianze. I documentari si reggono sulle parole di chi sa, di chi ha visto, di chi ha sentito. In questo caso le persone intervistate da Giacomo Durzi rappresentano un valore aggiunto reale. Impagabili, per me, le parole di Mario Martone sul carteggio con la Ferrante durante la lavorazione di L’amore molesto.
La scrittrice ha evidenziato, senza falsa umiltà ma con grande rispetto del regista, delle piccole modifiche da fare ad alcuni dialoghi. Il risultato finale dell’adattamento l’ha poi convinta pienamente. La riuscita del film è stata quindi il frutto di un lavoro concertato, reso più singolare dalla distanza fisica tra i due. Conoscere qualcosa in più di un processo creativo così originale non è cosa da poco.
Il senso dell’opera. Ferrante Fever non vuol far luce sul mistero Elena Ferrante. Non prova a risolvere un giallo. Attraverso delle testimonianze di valore assoluto riesce però a mostrare tutta la complessità di una grande autrice.
La regia. Prima di girare un documentario gli autori sono pieni di belle intenzioni. Sono sicuri di riuscire a rappresentare nella maniera migliore il materiale che hanno a disposizione. Eppure, spesso e volentieri, i risultati ottenuti sono poveri. Non in questo caso. Giacomo Durzi (che ho intervistato qui) raffigura come meglio non avrebbe potuto la febbre Ferrante.
Ha affidato i pensieri della protagonista alla voce di Anna Bonaiuto, che ha letto alcuni passi di La frantumaglia, autobiografia “irregolare” della Ferrante.
Ha raccontato questa storia attraverso delle sequenze animate da Mara Cerri e Magda Guidi, degli schizzi a matita evocativi ed emozionanti.
Durzi e la co-sceneggiatrice Laura Buffoni insomma sono andati oltre la semplice cronaca del fenomeno letterario da prima pagina.
Cosa non mi è piaciuto
L’equilibrio critico mi imporrebbe di dirti che qualcosa del documentario non mi sia piaciuto. Ma non è così. A volte l’equilibrio può riposare.
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