Una tre giorni evento, il 25, 26 e 27 settembre, per far conoscere al pubblico italiano la figura di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia e venerata fashion editor, scomparsa il 22 dicembre 2016. Il documentario Franca. Chaos and Creation è stato diretto dal figlio della Sozzani, Francesco Carrozzini. Tra le persone intervistate, gli stilisti Karl Lagerfeld e Donatella Versace, il fotografo Bruce Weber, il regista Baz Luhrmann e la top model Naomi Campbell.
Franca. Chaos and Creation
Una madre, un figlio, una telecamera e Central Park. Da questi quattro elementi nasce l’opera di Francesco Carrozzini. Un omaggio, certo, ma anche una buona ricostruzione della vita professionale di una pioniera dello stile.
Franca Sozzani è stata una delle più grandi giornaliste di moda al mondo. Per 26 anni alla guida di Vogue Italia, ha firmato edizioni celebri della rivista, come il Black Issue. Controversi e d’impatto anche i numeri dedicati alla violenza domestica e all’inquinamento ambientale.
Cosa mi è piaciuto
Franca. Conoscevo l’importanza della sua figura, ma avevo di lei un’immagine molto distante e fredda. Nel ritratto di Francesco Carrozzini, Franca Sozzani appare invece come una donna spiritosa e ironica. Sempre alla ricerca dell’amore con la A maiuscola, fiduciosa negli esseri umani. Bella, testarda, di grande identità, insomma. Concentrata e puntigliosa sul lavoro, ma capace di instaurare veri rapporti umani con i suoi collaboratori. Come ha raccontato lo stesso Carrozzini qualche giorno fa.
L’amore dei suoi fotografi. Il grande Bruce Weber scattava le foto dei suoi servizi pensando inconsciamente a lei. Con la certezza, cioè, che solo Franca sarebbe stata in grado di capirle e valorizzarle. Peter Lindbergh invece aveva una cotta per il suo “angelo guerriero” e ci ridevano su. L’incontro del tutto informale con Steven Meisel in una discoteca fu la premessa a un rapporto professionale solidissimo (lui si occupò di tutte le copertine di Vogue Italia).
Il rapporto madre-figlio. Lungi da me l’idea che il documentario sia lo specchio fedele di un legame così particolare. Di certo però la complicità tra i due è palpabile. Essere testimoni di questa relazione lascia una buona sensazione.
Cosa non mi è piaciuto
Lo squilibrio delle interviste. Non tutte le testimonianze raccolte da Carrozzini hanno la stessa importanza. Alcune di esse sembrano fuori fuoco, poco interessanti.
L’eccessivo glamour delle immagini. È il difetto tipico dei documentari sulla moda, la ricerca ossessiva delle immagini giuste, della musica perfetta. A volte questi elementi distolgono dal cuore del film, che è il dialogo, a volte sfacciato e irriverente, tra un figlio e la sua mamma.
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