Richard Gere è il protagonista di L’incredibile vita di Norman, in uscita il 28 settembre con Lucky Red. La regia è di Joseph Cedar. Nel cast l’attore israeliano Lior Ashkenazi, Charlotte Gainsbourg, Steve Buscemi e Michael Sheen.
L’incredibile vita di Norman, la trama
Norman Oppenheimer è un membro della comunità ebraica di New York. È alla ricerca costante dell’affare della vita, di un incontro che possa cambiargli l’esistenza. Potrebbe essere quello con Micha Eschel, futuro primo ministro israeliano.
Cosa mi è piaciuto
Richard Gere. Non sono una grande ammiratrice di Gere, non ho mai palpitato per lui (ad eccezione di Pretty Woman), ma qui la sua prova d’attore è notevole. Dimesso, con le orecchie a sventola e il cappello calato, Gere è il perfetto uomo senza qualità. Come il buon vino, migliora invecchiando. Ho giurato a me stessa che non avrei mai scritto una frase del genere, ma credimi, in questo caso ha senso.
La struttura. Diviso in cinque atti, il film si snoda attraverso una serie di prove che il protagonista deve superare. Come i romanzi di formazione dell’800, l’eroe prova a imporre la propria volontà nel caos del mondo, finendo spesso vittima degli eventi. Il manovratore alla fine viene manovrato. Con dignità.
I dettagli. I protagonisti sono dei golosi. Un particolare piccolo che però mette in evidenza il loro tratto caratteriale primario: desiderano fortemente, ma quando ottengono ciò che vogliono, perdono interesse verso l’oggetto del loro “amore”. Un semplice sacchetto di cioccolatini diventa qualcosa da possedere, consumare avidamente e poi, gettare. Ora trasporta questo meccanismo a livello umano. Bruttina la politica.
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Cosa non mi è piaciuto
La storia non è universale. Chi è Norman e perché fa quello che fa? Cosa lo spinge, la sete di potere, il desiderio di essere parte di un progetto politico più importante? Queste domande non hanno risposte. E alla fine resta un dubbio: mi è interessata davvero la storia? Non tanto. Questo perché la vicenda di Norman, a parer mio, non diventa racconto che parla dell’umanità tout court. Resta invece confinata in un mondo ristretto, chiuso.
La regia. Joseph Cedar fa quel che può con un cast ricco di stelle di prima grandezza. E in ultima analisi ha buon gioco con Gere e compagni. Eppure certe soluzioni visive non sono all’altezza delle idee avute dall’autore.
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