Il matrimonio. Potrei farti un elenco infinito dei luoghi comuni attorno a questo rito. A domanda specifica sul perché avesse sempre evitato le nozze, Alberto Sordi rispondeva che non amava avere gente estranea in casa. E che dire di quel genio di Massimo Troisi che riteneva che un uomo e una donna fossero le persone meno adatte a sposarsi.
Il matrimonio insomma viene considerato come una sorta di gabbia. Una convenzione sociale antiquata che di certo non indica la grandezza di un amore. Lo scapolone incallito teme di perdere la propria libertà e il diritto a usare la famigerata agendina segreta. La donna indipendente non ritiene necessario siglare un accordo per certificare un sentimento.
Eppure, in base ad uno studio condotto dalla Tilburg University, in Olanda, il matrimonio ci rende migliori. In che modo? Aumentando l’autocontrollo e la capacità di perdonare.
Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Social and Personal Relationships, i primi quattro anni di vita coniugale sarebbero decisivi per l’imprinting. Questo progresso generale, inoltre, si ripercuote positivamente anche su salute e benessere individuali.
Il matrimonio, perdono e altre verità
Le 199 coppie esaminate dagli studiosi olandesi hanno mostrato, in un arco temporale di quattro anni, un significativo aumento del self-control. E una certa tendenza a graziare il partner per un torto subito.
Dunque, per vivere in armonia con il proprio compagno di vita bisogna smussare certi angoli spigolosi del carattere. Essere morbidi e non assertivi. E, aggiungo io, saper porre la giusta distanza nel momento più adatto. Qualche ora di separazione farà sicuramente sbollire l’arrabbiatura. E ti darà il tempo di capire davvero da cosa sia stata scatenata quella collera.
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