Con quel visino può permettersi qualunque cosa, Amy Adams, tra gli ospiti d’onore nei giorni scorsi del Giffoni Film Festival 2017. Presa d’assalto dai giovani del pubblico, la Adams si è presentata sul tappeto blu della manifestazione cinematografica in un abito floreale di Vince Camuto.
Il costo? Poco meno di 50 dollari. Una spesa decisamente abbordabile per le fashion victim che hanno preso d’assalto il sito Nordstrom facendo esaurire in poco tempo le scorte del capo.
Dunque se tira aria di crisi, gli stylist aguzzano l’ingegno, scegliendo mise più accessibili per i loro clienti. Un modo furbo anche per favorire una maggiore identificazione popolare con i propri beniamini, utilissima in tempi di social selvaggio.
Amy Adams e le altre fan del low cost
È successo con la pioniera Sharon Stone, fiera del suo maglioncino di Gap indossato su gonna di Valentino alla notte degli Oscar del 1996 e, in tempi più recenti, a due icone di eleganza come Kate Middleton e Rooney Mara, testimonial di marchi popolari come H&M e Zara.
La domanda che ci facciamo però è precisa e delinea due visioni opposte della vita: quando sfogliamo una rivista sbavando su un red carpet, vogliamo sognare, vogliamo toccare per un secondo le inarrivabili vette degli abiti da grande soirée che tanto resteranno sempre inaccessibili, o al contrario ci rassicura pensare che quello stesso vestito lo potremo trovare in saldo in un negozio del centro?
Siamo per l’alta moda o per la collezione primavera estate Standa 1987?
Chi scrive vorrebbe trovare il vestito da grande soirée in saldo nel supermercato sotto casa, ma in effetti è un limite.
L’unica discriminante quindi è, o dovrebbe essere, solo la figaggine intrinseca del vestito, ovvero quella misteriosa alchimia che nasce quando un pezzo di stoffa senza vita tocca il corpo di una donna e diventa arte.
Sharon Stone è sublime col micro pull da 12 dollari perché il suo charme è talmente forte da rendere meraviglioso un capo banale. Questi occhi hanno visto top model titolate, divenute improvvisamente devote del chip and chip, sembrare uscite dal catalogo Vestro.
Al solito, la differenza la fa la donna. E mi rivolgo agli addetti del settore: occhio a chi vestite, perché non tutte reggono il poliestere colorato.
Non dimenticarti di seguire Smack! – Blogzine per donne croniche su Facebook. Metti mi piace alla nostra pagina!
Lascia un commento